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Gravina: “Superlega? Progetto maldestro. La vera sfida del calcio è…”

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Le dichiarazioni del presidente della FIGC Gabriele Gravina sulla crisi economica del mondo del calcio e sulla Superlega

Alessandro De Felice

Intervenuto nel corso dell'incontro organizzato dal portale Formiche.net e da Standard Football, il presidente della Figc Gabriele Gravina ha parlato della crisi del calcio e di Superlega.

"Tanto per cominciare confido molto nel lucido e costante confronto con il Coni. Dal dibattito è emerso in modo chiaro come il calcia abbia bisogno di più patrimonio e meno debito, questa è la vera sfida - riporta Formiche.net -. Inutile nascondere che abbiamo bisogno di aumentare i ricavi, io per primo sono per un calcio competitivo e sostenibile. Sono d’accordo con Abodi quando pone l’accento sugli stadi, che possono essere il viatico per un grande evento sportivo. L’Italia sconta un problema di impianti, vecchi e non adatti a un grande evento. Ma solo con un grande evento noi possiamo ripartire.

"D’altronde, il nostro calcio sta subendo le conseguenze economiche della pandemia in modo grave anche perché si porta dietro criticità irrisolte. Oggi bisogna essere ancora più risoluti nel trasformare le idee in comportamenti virtuosi, lavorando per aumentare i ricavi, abbassare i costi e distribuire più equamente le risorse. Basta ragionare sulla difensiva. Dobbiamo rivendicare la nostra forza".

Gravina ha aggiunto: "Il nostro sviluppo non può passare dalla riduzione degli stipendi, serve una miglior distribuzione delle risorse con una logica di sistema alla base. La pandemia ci ha portato più di 200.000 tesserati in meno come FIGC - le dichiarazioni riportate da TMW -, ciò significa che avremo meno giovani che giocano a calcio e che dobbiamo quindi fare di tutto per sostenere lo sport più in generale.

Superlega? In 48 ore siamo stati assaliti da attentati continui che abbiamo dovuto rintuzzare, perché anche l'Italia era uno dei Paesi che avrebbero potuto presentare alcune società in questo progetto maldestro. Quanto accaduto è stato l'occasione, e lo è ancora oggi, per interrogarci su cosa dobbiamo fare per preservare il futuro del calcio".

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