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Graziani: “Italia, Mondiale non a rischio. Immobile? Non capisco perché…”

Tiki Taka

Intervistato dal Corriere della Sera, Ciccio Graziani ha parlato così della Nazionale di Roberto Mancini e di Immobile

Matteo Pifferi

Intervistato dal Corriere della Sera, Ciccio Graziani ha parlato così della Nazionale di Roberto Mancini.

Ciccio Graziani, ma l’Italia si è davvero complicata la vita sulla strada del Mondiale?

«Fino a un certo punto: per prima cosa non è detto che la Svizzera le vinca tutte e comunque noi ci qualifichiamo, perché all’ipotetica squadra che potrebbe toglierci il primo posto per il Mondiale abbiamo concesso 2 tiri in porta in 90’. Ci siamo mangiati il rigore, poi due gol con Berardi e Insigne: questo ha un peso per la valutazione».

L’Italia ha segnato per 17 gare di fila: il problema del gol è solo «settembrino»?

«No, esiste da tempo: bisogna fare qualche gol in più rispetto alle occasioni che si creano. Poi magari arriverà la partita in cui tiri 3 volte e fai due gol. Ma adesso girà così».

Immobile non sembra avere l’autostima di un campione d’Europa e Mancini lo riprende spesso. Che situazione si sta creando?

«Che Mancini lo rimproveri ci sta, ma Ciro deve imparare bene i movimenti: fino all’anno scorso giocava in modo completamente diverso rispetto all’Italia, mentre oggi ha il vantaggio che con Sarri tornerà a giocare come in Nazionale. Immobile resta un attaccante dai numeri spaventosi, che però fa fatica in azzurro: deve capire meglio alcune situazioni».

Chiesa resta imprescindibile al di là del turnover?

«Certo, lui è un titolare di questa Nazionale, come nella Juve. Le rotazioni, con i giocatori che adesso non sono al massimo, sono necessarie».

Dopo il Mundial vinto nel 1982 la vostra Nazionale perse con Svizzera, Romania e Svezia e pareggiò con Cecoslovacchia e Cipro, prima di tornare a vincere. Cosa succede dopo un trionfo?

«La sbornia europea anche inconsciamente si fa sentire, però come ha detto giustamente Mancini quello che è stato è stato: adesso concentriamoci su quello che dobbiamo fare. Dobbiamo qualificarci al Mondiale e dovremo essere protagonisti in Qatar. La squadra sotto il profilo del gioco sta facendo bene, bisogna avere fiducia»

Jorginho ha ammesso che il rigore sbagliato in finale gli è rimasto qui: l’errore di Basilea dimostra che ha bisogno di sbloccarsi?

«Deve cambiare modo di calciare, oramai i portieri lo hanno studiato bene. O cambia idea su come calciare, oppure deve tirarli un altro».

Zaniolo «falso nove» con la Svizzera l’ha convinta ?

«No, non mi è piaciuto, non è il suo ruolo. È l’unica cosa che rimprovero a Mancini: se manca Belotti e l’unica alternativa a Immobile è Raspadori, allora è giusto puntare sul centravanti del Sassuolo. Senza cambiare modo di giocare per scommettere su qualcosa che forse non hanno nemmeno provato».

C’è un buco generazionale tra Immobile-Belotti e gli altri: che ne pensa dei giovani?

«Abbiamo Kean, Raspadori, Scamacca che in prospettiva possono regalarci qualcosa di più, ma sono in fase di crescita. Il ritorno di Kean alla Juve è importante, anche se mi sembra più una punta esterna. All’occorrenza però il centravanti lo sa fare».

Insigne corre tantissimo: arriva poco lucido al tiro?

«Si sacrifica anche troppo è vero, ma ormai il suo modo di giocare nel Napoli e in Nazionale è questo. A volte è un valore aggiunto, altre volte no».

Senza Spinazzola l’Italia ha fatto 4 pareggi, rigori a parte. Era lui l’uomo in più?

«Per quello che si è visto all’Europeo direi di sì. Emerson non mi dispiace per nulla, ma Spinazzola non creava solo superiorità: puntava la porta, entrava in area, era più insidioso e produttivo. Ora non c’è, che dobbiamo farci?».

Davanti a un caffé con Immobile, cosa gli direbbe?

«Di capire quello che gli chiede Sarri, perché può migliorare molto i suoi movimenti. Credo che Mancini in questo momento gli chieda delle cose che lui non riesce ancora a dargli».

Per Ciro è anche una questione di testa?

«Lo diventa per forza: quando ci sono le critiche, quando ti dicono che l’Italia ha vinto l’Europeo senza centravanti, si crea un po’ di nervosismo. Infatti non capisco una cosa».

Ovvero?

«Perché non sia andato a prendersi il pallone del rigore, per calciarlo. A costo di rischiare di sbagliarlo, se fossi stato in lui lo avrei tirato».

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