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Grobbelaar shock: “Ho ucciso tante persone, il calcio mi ha salvato dalla depressione”

L'ex portiere del Liverpool racconta quando fu arruolato nell'esercito del suo Paese natale (l'attuale Zimbabwe)

Gianni Pampinella

È stato l'idolo dei tifosi del Liverpool all'inizio degli anni '80. Ma prima di allora Bruce Grobbelaar ha dovuto combattere una guerra atroce. Appena 18enne, era il 1975, l'ex portiere fu arruolato nell'esercito del suo Paese (l'attuale Zimbabwe) per la guerra civile di Rhodesia. Una guerra cruenta che ha lasciato sul campo di battaglia tantissime vittime e che costrinse Grobbelaar a uccidere tanti guerriglieri antigovernativi: "Era il crepuscolo e quando il sole inizia ad affossarsi vedi le ombre tra i cespugli. Non riesci a riconoscere granché finché non vedi il bianco degli occhi dei soldati. O vivi tu o loro. Spari, vai a terra e c'è uno scambio di proiettili. Poi senti delle voci che ti dicono 'Caporale, mi hanno colpito!' e fai per zittirle, altrimenti vieni ucciso tu e gli altri. Quando cessa il fuoco vedi corpi a terra dappertutto. La prima volta tutto quello che hai nello stomaco ti risale fino alla bocca. Quanti ne ho uccisi? Non posso dirlo. Ho ucciso tante persone e per questo ho sempre vissuto la mia vita giorno per giorno. Posso solo pentirmi di quello che ho fatto, ma non posso cambiare il mio passato", dice l'ex portiere. Poi racconta un episodio su un suo compagno: "Ricordo che tagliava le orecchie a ogni uomo che ammazzava e le metteva in un vaso... e aveva diversi vasi. La sua famiglia fu torturata e voleva vendetta".

Con il Liverpool vinse 6 Premier League, una Coppa dei Campioni, 3 Coppe d'Inghilterra. "La tifoseria mi chiamava Jungleman, uomo della giungla. Dicevano che non ero bianco, che ero un nero con la pelle bianca. Il calcio mi ha davvero salvato dalla depressione e ha allontanato i pensieri oscuri della guerra".

(Gazzetta dello Sport)

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