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Guarneri: “Inter fantastica col Benfica, ma tutto ancora aperto. Skriniar? Non è il più forte”

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L'ex difensore della grande Inter Aristide Guarneri ha parlato della sua squadra allenata da Herrera, ma anche di quella di Inzaghi

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex difensore della grande Inter Aristide Guarneri ha parlato della sua squadra allenata da Herrera, ma anche di quella di Inzaghi che ha appena battuto il Benfica a Lisbona. Ha giocato dieci anni nella Grande Inter, vinto tre scudetti con Helenio Herrera, detto il Mago. Ha perso uno spareggio contro il Bologna di Fulvio Bernardini, detto Fuffo. Poi al Bologna si è trasferito, una sola stagione, 1968, ed è diventato campione d’Europa con la Nazionale. Poi ha giocato nel Napoli con Sivori e Altafini.

Non si è fatto mancare niente, Aristide…

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«Diciamo che ho vissuto momenti di bel calcio, anche importante. Ho giocato, penso, nella migliore Inter di tutti i tempi e sono fermo al credo di Luciano Ligabue: “Credo che un’Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre, belle in maniera diversa”».

Ce ne sono state altre. Quella del Fenomeno Ronaldo, di Mancini e di Mourinho. No?

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«Certo. Bellissime. Le ho viste, le ho applaudite. Però tutti ricordano a memoria la nostra formazione: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, eccetera. Non voglio fare il nostalgico, ma il profumo di quel calcio mi resterà sempre addosso».

Skriniar è in scadenza, andrà al Psg…

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«Se ne parla troppo, poca chiarezza. Magari lo fa apposta, ma ciò non aiuta né lui né la squadra. Non è facile giocare così».

Inter Skriniar

Cosa pensa di Skriniar difensore centrale?

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«Che non è il più forte. A dire la verità, di difensori forti forti ce ne sono pochi. Vedo gente che fatica a colpire di testa. Forse sarà l’addestramento, il tipo di preparazione, la scuola…».

Chi le piace di più?

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«Bremer della Juve e Kim del Napoli. Ma oggi giocano tutti a zona. Vanno anche in difficoltà perché non si sa mai che attaccante capita. Io mi prendevo il centravanti, magari il più alto. Quello era e quello curavo».

Nell’Inter c’era Facchetti…

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«Sì, con le ali piccole e malefiche faceva fatica anche lui. Ma Giacinto ha fatto circa 60 gol in campionato. E senza rigori o punizioni, credo. È stato Herrera a costruirlo. Il Mago era un Mago per questo. Di Giacinto si parla e si ricorda poco, non c’è molta memoria nel calcio».

Inter Guarneri

Il Mago Herrera era anche un po’ fattucchiero? O no?

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«Sapeva tutto di tutti. Era furbo, intelligentissimo, un motivatore. Adesso vedi tutti questi assistenti che piegano e girano fogli a bordo campo ai giocatori. Non capisco. Ma loro lo sanno che ci sono anche gli avversari? Noi in campo cambiavamo la marcatura senza dirlo al Mago. Picchi diceva: “Tu vai qua, tu spostati, tu sali”. Senza fogli. Ed Herrera in panchina diceva: “Bene, bene”. A proposito, la sa quella del foglio di Carosio?».

La famosa volta della partita contro la Juventus…

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«Sì, negli spogliatoi di San Siro. Siamo tutti dentro dopo il riscaldamento. Bussano alla porta. Il Mago chiede: “Chi è?”. “Sono Nicolò Carosio”. “Ah, e cosa vuoi?”. “Fammi entrare…”. Herrera apre piano la porta: “E allora?”. Carosio si toglie il cappello: “Mi serve la formazione…”. Il Mago lo squadra sospettoso: “Perché devo dartela?”. “Lo sai, Helenio, per la telecronaca, la registriamo subito, va in onda alle sette”. Il Mago sempre più guardingo: “La Juve te l’ha data la formazione?”. Nicolò sorride soddisfatto e gli mostra un foglio scritto a mano: “Eccola”. A quel punto Herrera gli strappa il foglietto, se lo mette in tasca e chiude la porta in faccia a Carosio: “Grazie, amigo”. Poi con un ghigno: “Vediamo come giocano questi…”».

Per Inter e Milan può arrivare dalla Champions?

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«Sicuro. L’Inter è stata meravigliosa con il Benfica, il Milan ha battuto un Napoli molto forte. Certo, c’è il ritorno, tutto è aperto, ma io penso che una potrebbe andare in finale. Ci sono almeno tre squadre più forti delle italiane, però Inter e Milan sono attrezzate, hanno la testa e l’esperienza. La Coppa dei Campioni è, è sempre stata, tutta un’altra cosa».

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