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L'editorialista della Gazzetta dello Sport, Marco Iaria, ha commentato la novità di giocare il derby di Milano all'ora di pranzo: "Abbiamo accusato per anni il calcio italiano di provincialismo. Non basta di certo collocare il derby di Milano alle 12.30, a uso e consumo del mercato asiatico, per rivedere il giudizio. Tuttavia sarebbe ingiusto sottovalutare la decisione presa dalla Lega, o peggio criticarla salvo poi lamentarsi della qualità del campionato. Per risollevare le sorti della Serie A, con la crisi di vocazione dei mecenati italiani, l’unica strada praticabile è migliorare il nostro prodotto in modo da renderlo più appetibile agli investitori esteri. Beninteso, quelli seri e liquidi, con una visione industriale in grado di fare la differenza. Ecco perché se la scelta è caduta su Inter-Milan non si può non rintracciare una sorta di “risarcimento” ai massicci investimenti fatti da Suning in questi mesi, oltre 400 milioni per le casse nerazzurre. Si tratta di attivare le sinergie per rendere conveniente investire in Italia e, allo stesso tempo, far crescere l’interesse della Serie A in quei territori del mondo che per ragioni sociali ed economiche sono strategici. Come la Cina, dove il bacino potenziale di telespettatori delle due emittenti che trasmettono il nostro campionato (CCTV e LeTv) è di 333 milioni, eppure si è perso il primato che la Serie A deteneva dagli anni Novanta, quando operava in regime di monopolio. Pensate in Cina i diritti tv della A valgono poco più di 10 milioni a stagione. Il bando di commercializzazione del ciclo 2018-2021 è all’orizzonte e l’obiettivo della Lega è incrementare la quota estera, anche sulla scorta delle performance delle concorrenti europee: se per il 2015-18 la Serie A ha incassato dai diritti internazionali 187 milioni annui, nelle vendite successive la Premier è schizzata a 1,573 miliardi a stagione (2016-19), la Liga è riuscita a toccare quota 636 milioni (2015-2020) e la Bundesliga ci ha sorpassato a 240 (2017-2021). Ora tocca a noi, ben sapendo che gli altri hanno già piazzato fior di big match – come il «Clasico» – lontani dalle finestre serali. Molti tifosi hanno storto il naso ma è il prezzo da pagare alla globalizzazione del calcio: per attrarre investitori bisogna essere disposti pure a cambiare abitudini. Certo, se i nostri stadi fossero moderni e funzionali sarebbe una goduria anche per i tifosi “reali”: andare alla partita e consumare pasti decenti nei ristoranti dentro l’impianto, come al cinema. Ma questo per ora è chiedere troppo."
(Gazzetta dello Sport)
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