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Cessione Genoa, Iaria: “Ecco perché i fondi USA guardano all’Italia. Suning-Inter…”

Ren Jun e il presidente dell'Inter, Steven Zhang

Sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Marco Iaria ha analizzato il tema della cessione societaria del Genoa

Matteo Pifferi

Sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Marco Iaria ha analizzato il tema della cessione societaria del Genoa:

"Nel risiko dello sport globale i fondi d’investimento mettono un’altra bandierina. E non è un caso se la piazzano in Italia, in quella Serie A che nel terzo millennio ha perso lo scettro di campionato più bello del mondo accumulando un deficit di competitività sempre più marcato. L’imminente annuncio dell’acquisizione del Genoa da parte di 777 Partners si inquadra in uno scenario in costante evoluzione, che la pandemia ha reso ancor più fluido. E se gli investitori stranieri guardano con interesse alle “properties” di casa nostra, è perché l’emergenza Covid ha aggiunto un altro fattore: la crisi di liquidità. Tenete conto dei margini di crescita di un sistema Paese ancora all’anno zero nell’impiantistica - ogni anno le tre big di Serie A lasciano sul terreno 375 milioni di ricavi da stadio rispetto alle colleghe di Premier League, 434 milioni rispetto a quelle di Liga e 140 rispetto a quelle di Bundesliga – e il gioco è fatto".

"Nel momento in cui il gestore di un fondo si interessa a un dossier calcistico, la cartina che gli si presenta davanti è la seguente: in Germania vige la regola del 50%+1 che impedisce le scalate, in Spagna le grandi sono blindate dall’azionariato popolare, in Inghilterra i prezzi sono ormai alle stelle (il Burnley, 17° in Premier nel 2020-21, è stato venduto ad Alk Capital per 200 milioni). L’Italia ha il suo appeal perché il calcio resta un fenomeno di massa che interessa 30 milioni di persone, e quindi nasconde potenzialità da sviluppare, e poi perché i prezzi delle transazioni possono essere convenienti. Il fenomeno non riguarda soltanto il massimo campionato: con il Genoa le proprietà straniere saliranno a quota 8 in Serie A e addirittura a 15 nell’area professionistica. La netta prevalenza di capitali americani riflette un mutamento nella geografia delle operazioni societarie in campo sportivo, e calcistico in particolare: nel mercato a stelle e strisce c’è tanto cash a disposizione da spendere, al contrario la Cina sta ritirando i suoi investimenti esteri non strategici e sta fronteggiando una crisi enorme come quella del colosso immobiliare Evergrande. Ciò che è avvenuto negli ultimi mesi all’Inter è eloquente, con il soccorso del fondo Oaktree che ha prestato alla famiglia Zhang 275 milioni prendendo in pegno le azioni nerazzurre".

"Qualche anno fa aveva compiuto un’operazione simile Elliott, il primo fondo d’investimento a entrare nel calcio italiano. Un ingresso un po’ casuale che però ha portato poi a una permanenza “industriale”, con il fondo di Singer che ha scommesso sul rilancio del Milan nella speranza di una monetizzazione sul medio-lungo periodo. 777 Partners, futuro proprietario del Genoa, non ha la stessa capienza di Elliott, che può contare su 44 miliardi di dollari di patrimonio in gestione, ma gli obiettivi degli investitori esteri sono comuni: veder crescere il calcio italiano in modo da maturare i rendimenti attesi. La stessa logica che aveva spinto Cvc-Advent-Fsi a offrire 1,7 miliardi per il 10% dei diritti commerciali della Lega Serie A. Respinti alla porta principale, i fondi stanno entrando dalla finestra".

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