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Ibrahimovic si è scusato già due volte, ma non basta. Le polemiche per il suo attacco di collera di domenica sera continuano, e dopo Marine Le Pen che gli ha consigliato di andarsene dalla Francia interviene anche il primo ministro Manuel Valls, che si è detto «scioccato» dalle frasi pronunciate dal campione svedese. Il calciatore ha poi chiesto comprensione per la rabbia del momento, ha spiegato che stava parlando solo di calcio e non della Francia e dei francesi. Ma shitty country proprio non va giù. «Ibrahimovic dovrebbe tenere un comportamento esemplare in ogni occasione — ha commentato il premier —, deve rendersi conto che ogni parola conta, in questo periodo un po’ difficile dove si perdono i punti di riferimento». Vista la personalità, difficile che Ibra accetterà di trasformarsi in un campione pacato e riflessivo. Ma è vero che Zlatan ha toccato un punto sensibile, riassunto già nel 2006 da un Nicolas Sarkozy che in campagna elettorale pronunciò una frase rimasta storica: «Chi è infastidito dall’essere in Francia, lo dico col sorriso ma con fermezza, non si faccia problemi a lasciare un Paese che non ama». Anche il presidente socialista del dipartimento dell’Essonne, Jérôme Guedj, si è scagliato contro Ibrahimovic dicendo «è inaccettabile questo capriccio da star del calcio. Che giochi a pallone e chiuda il becco». La stella del Paris Saint-Germain ha raccolto però la solidarietà dell’Aftonbladet, il quotidiano più letto della Svezia, che ha pubblicato un articolo in difesa del connazionale intitolato «Je suis Zlatan!», evocando lo slogan «Je suis Charlie» per la libertà di espressione nato dopo gli attentati di Parigi.
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