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La carriera di Mauro Icardi calciatore nasce nelle giovanili del Barcellona, ma l'avventura del capitano dell'Inter in blaugrana si interrompe presto e bruscamente. Nel ritratto a La Gazzetta dello Sport Paolo Condò prova a spiegare il motivo:
"Non è tanto la ragazzata dell’estintore col quale la notte del suo compleanno riempie di schiuma il collegio del Barcellona – la famosa Masia – a destare impressione. A quell’età il diritto alle (innocue) sciocchezze dovrebbe essere garantito per regolamento. No, a colpire negativamente è la reazione piccata alla richiesta, da parte degli allenatori, di limitare le spedizioni di materiale dall’Adidas, che riempie di omaggi il ragazzo-goleador annaffiando evidentemente la mala pianta dell’invidia nello spogliatoio del Barça giovanile. Manca la controprova: non sappiamo se a Leo Messi – certamente oggetto di analoghe attenzioni qualche anno prima – sia stato posto lo stesso problema, e come abbia reagito. In ogni caso, citando testualmente il libro, Icardi ribatte a muso duro «se vi danno fastidio i pacchi che ricevo non so che farci, peggio per voi, non me ne frega nulla». Non un buon modo per relazionarsi ovunque, figuriamoci nel Barcellona".
Icardi non ci mette molto a salutare il Barça: "Quando apprende che un osservatore italiano verrà a visionarlo nella gara successiva, Mauro impreca perché l’allenatore lo manda in panchina. Poi succede che nei quindici minuti finali che gli vengono concessi riesca comunque a esprimere le sue grandi doti di uomo d’area, e il messaggio che arriva alla Sampdoria è quello di prenderlo a tutti i costi. Ma la panchina non era episodica, lui stesso lo racconta: la predilezione della scuola catalana per i «nanetti» e il loro stile di gioco – fatale persino a una star come Ibrahimovic – lo relegava di frequente tra le riserve. E infatti il Barça, pur alzando qualche barricata d’ufficio, in realtà fa poco per non lasciarselo scippare dalla Serie A. Icardi al Camp Nou c’entrava poco".
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