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«Non abbiate paura». Ripetuto come un mantra da Sinisa Mihajlovic che ha l’aspetto e il ghigno del guerriero senza paura per tutto il sabato che precede il derby della verità, è diventata la parola d’ordine inserita nel circuito a Milanello. «Bisogna giocare senza paura», è il primo auspicio del domatore serbo che ha messo da parte frusta e sgabello e ha sfoderato persino un mezzo sorriso quando s’è trattato di mettere in piazza il rapporto con lo spogliatoio. «Il derby è la partita giusta per sbloccarci» ha insistito ancora quasi a martellare su tale aspetto che è molto psicologico e per niente calcistico. «Dobbiamo superare il blocco mentale» è entrato nel dettaglio Sinisa al pari di uno strizza-cervelli nel tentativo di sradicare dalla testa dei suoi il panico apparso a Firenze o segnalato con l’Empoli appena i giovanotti di Giampaolo han preso possesso del campo e del gioco senza alcun timore.
Non è facile sconfiggere la paura, nel calcio come nella vita di ogni giorno, specie sei precedenti sono come quelli ricordati da tutti in questi ultimi due anni colmi di sconfitte. «Il Milan deve giocare in modo offensivo, con più coraggio» ha ripetuto Mihajlovic a dimostrazione che è questo il nemico del suo Milan, la paura di ricadere nelle amnesie del passato. Perciò dopo Empoli e dopo l’amichevole di Mantova, è stato spietato nell’analisi, in pubblico, con i suoi e con i media. «Da 22 anni sono qui, parlo bene l’italiano, i modi sono bruschi, sono molto critico madico quello che penso perché non mi accontento, l’ho fatto per spronare i miei, per alzare l’asticella» la spiegazione di una comunicazione aggressiva che a suo dire non ha prodotto crepe nei rapporti. «Non si sono offesi, non sono bambini» ha chiarito avendo al fianco De Jong che non è certo il tipo da mettere il muso per un giudizio così e Montolivo che ha preso la palla al balzo per far sapere «siamo compatti col mister». Persino sul vertice di Arcore, seguito alle prime due sfide di campionato, Mihajlovic ha sollevato il sipario in modo da rendere trasparente anche quella serata descritta, in mancanza di resoconti attendibili, come il primo segnale di una sintonia perduta.
«Ho le mani libere per fare ciò che ritengo sia giusto» è stata la sua risposta secca come a ribadire dinanzi a capitano e vice-capitano l’autorità del mandato ricevuto quando prese il posto di Inzaghi. Per Balotelli è stato didascalico («deve diminuire la massa grassa e aumentare quella muscolare») prima di riconfermare il giudizio positivo firmato da Galliani giovedì , «si sta allenando bene». Un tipo così non può certo andare in crisi per quei saltelli da ultrà e i rimproveri di Riccardo Ferri, interista del medioevo. «Non c’è niente di male, io non rinnego il mio passato ma questo è il miopresente e sono felice di essere qui» la spiegazione che è tutt’altro che arzigogolata. Forse è il caso di abbattere questi ultimi steccati specie se lo stesso Sinisa è pronto a riconoscere «il valore dell’amicizia con Mancini, senza di lui non sarei qui» e a raccogliere il ruolo del favorito, «spero abbiano ragione loro» la battuta dimostrando di non temere le pressioni. Per giocare senza paura, il Milan e Sinisa devono sciogliere un nodo riferito centrocampo, nervo scoperto dei rossoneri.
«Montolivo e De Jong sono compatibili cambiando sistema di gioco» : cioè possono giocare uno al fianco dell’altro nel centrocampo a 2, schieramento improbabile nel derby perché mai provato prima. E allora deve giocare uno, l’olandese, che protegge meglio, oppure l’azzurro che ha piedi più sapienti e una motivazione straordinaria. «Da un anno e mezzo la mia carriera si è fermata, ho voglia di ripartire» ha chiarito Montolivo senza mostrare gli artigli mai avuti. Per sconfiggere la paura ci vorrebbe forse un Milan dei bei tempi andati.
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