ultimora

Il Giornale – I mali d’Italia? Il 55 per cento di stranieri nei club, i nostri vanno all’estero…

Francesco Parrone

«Si investe male. Ora col calciomercato si punterà di nuovo su tanti, troppi stranieri…». Il presidente del Club Italia Demetrio Albertini, dimissionario al pari di Abete e Prandelli, ha provato ad analizzare i perpetui problemi del...

«Si investe male. Ora col calciomercato si punterà di nuovo su tanti, troppi stranieri...». Il presidente del Club Italia Demetrio Albertini, dimissionario al pari di Abete e Prandelli, ha provato ad analizzare i perpetui problemi del calcio italiano. La Nazionale ha fallito per la seconda volta consecutiva l'appuntamento mondiale. Un disastro sportivo vero, che non accadeva dagli anni '60 e che, come dice lo stesso Albertini, trova radici profonde anche sulla gestione delle risorse economiche delle società italiane. «Nella Serie A giocano troppi stranieri», aveva tuonato in aprile Arrigo Sacchi, coordinatore tecnico delle Nazionali giovanili. In tanti gliavevano fatto eco. E i dati, preoccupanti, sono sotto gli occhi di tutti. Il trend degli ultimi anni è inquietante e il sempre minor spazio che viene concesso ai giovani italiani nello sport più seguito e amato d'Italia può essere una risposta alla crisi di risultati internazionale.

Tolto l'exploit dell'Inter 2010, infatti, i nostri club faticano tantissimo nelle principali competizioni europee. Ragazzi di prospettiva come VerrattiBorini, Santon, Donati, Caldirola e, ultimo in ordine cronologico, Immobile sono costretti emigrare nei campionati esteri per potersi mettere in mostra come meritano. Nonostante l'esistenza di regole o normative che negli anni hanno tentato di moderare l'afflusso di atleti extracomunitari nel nostro torneo, l'andamento della percentuale di stranieri aumenta di stagione in stagione. La percentuale di stranieri con presenze ufficiali è cresciuta negli ultimi sette anni di quasi il 30%: una esagerazione. Nell'ultimo campionato più della metà (il 55%) dei calciatori utilizzati dai 20 club di massima serie era straniero. In tutta Europa solo la Premier League inglese ne annovera di più, mentrel'Italia è il secondo Paese dell'Unione Europea in questa particolare classifica. Se guardando le Primavere delle nostre società scopriamo che il numero di calciatori non italiani è contenuto, l'esplosione vera e propria arriva in prima squadra. Gli stranieri costano meno, spesso sono portati da procuratori che hanno legami stretti con le nostre società e possono essere rivenduti a prezzi più alti.

E la regola che prevede l'entrata di massimo due extracomunitari per squadra ogni sessione di mercato viene prontamente aggirata con escamotage di ogni tipo: giocatori comprati e rivenduti nelle categorie più basse per evitare il conteggio. Insomma, si privilegia, come sempre accade, il fattore economico e a risentirne è soprattutto la nostra Nazionale, nella quale sembra proprio mancare un ricambio generazionale adeguato all'era dei vari Buffon, Nesta, Cannavaro, Pirlo, Totti e Del Piero. La Serie A si abbassa di livello, i nostri giovani hanno poche occasioni di fare esperienza internazionale e poi, nelle grandi competizioni, ci si ritrova con il Parolo o il Darmian di turno senza la minima idea di come si devono giocare certe partite. Il rischio è evidente: senza un freno o una presa di posizione dei vertici dello sport italiano, per i talenti "made in Italy" ci sarà sempre meno spazio. Le parole non bastano più. Per ripartire servono i fatti e chiunque prenderà il posto di Abete e Prandelli dovrà mettersi all' opera per invertire questo vortice negativo.