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during the Serie A match between FC Internazionale and Atalanta BC at Stadio Giuseppe Meazza on November 19, 2017 in Milan, Italy.
L’Inter vede un brillante futuro dietro le spalle: quello della Juve. Ora davanti c’è solo il Napoli. Avviso ai naviganti per dire: siamo qui! Pronti a tutto. E che il dio del pallone le conservi la salute di Maurito Icardi, che al resto pensa lui. Doppietta anche stavolta, uomo copertina come quando fuori piove: per gli altri. Tredici gol in tredici partite, Candreva che sta facendo record in fatto di assist, la squadra consapevole di una attesa (del gol di Icardi) che non deve diventare snervante e stressante, ma solo un eccitante tic-toc cronometrico e calcistico. E qualcuno si lamenti pure se l’argentino preferisce restare in agguato, piuttosto che giocar per la squadra, come dicono i fenomeni del collettivismo spinto. Per gli amanti della statistica, la squadra di Spalletti si è presentata cambiando formazione iniziale: dentro Santon, fuori Nagatomo. Ma non sono stati effetti proprio dirompenti. Secondo il Giornale è più attraente osservare che l’Inter-nazionale ha aumentato gli effettivi almeno in una partita, Santon, Gagliardini, Candreva e D’Ambrosio, ed invece l’Atalanta ha inizialmente ridotto al minimo l’italianità rinunciando a Caldara e Spinazzola (infortunati), lasciando Petagna in panca per scelta tecnica: a occhio non proprio una grande idea.
In campo color-tricolore solo con Masiello e Cristante, che gli ottimisti vorrebbero vedere perfino in nazionale. Si, bravino rispetto alla pochezza di tanti ma ci vorrebbe ben altro.
Questo per dire che, anche ieri sera, si è visto calcio estero più che nazionale. Capitani argentini, Icardi e Papu Gomez, colpi d’autore sulla linea slovena-croata. Illuminazione dal copione di uno solo: Icardi ha fatto botte e contro botte con tutti. Toloi ha rischiato perfino un abbraccino, Palomino ci ha messo solidità da combattente. C’era una volta un Palomino, gran pugile messicano. Questo è argentino e al massimo mena. Icardi conferma. Inter corta sul campo, solida nella coppia centrale difensiva, vibrante di buone intenzioni, non sempre decisiva nel rifinire l’azione, sveglia sulla destra con Candreva pronto ad innescar il razzo. Atalanta furba nel gestire il gioco e nel cercare punture di spillo. Non a caso la parata più difficile del primo tempo è toccata ad Handanovic sull’affondo di Ilicic: concluso al tiro da De Roon. Mentre i nerazzurri hanno dato ritmo ed intensità alla partita, ma si sono trovati sul conto passivo tre azioni concluse da Icardi senza la consueta abilità del killer: fuga e tiro parato da Berisha e due colpi di testa poco convincenti. Prove generali per poi scatenarsi in dieci minuti della ripresa e chiudere la partita.
Eccolo dopo sei minuti della ripresa: assist di Candreva, il killer instinct ricompare e la testolona colpisce in penetrazione da dietro. Per la cronaca Icardi è facilmente sfuggito alla guardia del tenerello Cristante (ehm!ehm!da nazionale?). Dopo 8 minuti ha fatto di peggio insinuandosi tra Toloi e Palomino, servito da un cross basso di D’Ambrosio: palla spizzata di testa. E in alto i cuori: 13 gol, gli assist di Candreva, Perisic e anche D’Ambrosio a incorniciare le reti e vai con il resto della statistica che vede l’Inter alla decima vittoria, a segno da 9 gare consecutive. I suiveurs nerazzurri diranno: film già visto. Beh! Niente male.
(Fonte: Riccardo Signori, il Giornale 20/11/17)
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