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Il Liverpool pubblica il Decalogo del tifoso. Al bando parolacce e cori offensivi

Lorenzo Roca

Il Liverpool ha deciso di raccogliere in un codice le nuove regole dell’educazione “da stadio” ad Anfield Road. E hadato alle stampe il Decalogo dei Red, una guida distribuita a dipendenti, abbonati e ultrà per spiegare quali...

Il Liverpool ha deciso di raccogliere in un codice le nuove regole dell'educazione "da stadio" ad Anfield Road. E hadato alle stampe il Decalogo dei Red, una guida distribuita a dipendenti, abbonati e ultrà per spiegare quali frasi e comportamenti sono “inaccettabili” e banditi dallo stadio di casa.ietato urlare agli avversari «Nigger» (negro) o «Yid» (ebreo). Banditi i riferimenti di genere tipo «don’t be a woman» (non far la femminuccia) o «man up» (sii uomo). Stop agli insulti a sfondo sessuale come «gay» o «rent boy» (prostituto). Rishi Jain, autore delle raccomandazioni, ha allegato una lista delle parole “considerate offensive” dal Club, che affiderà agli steward il compito di far rispettare le direttive.L’elenco degli insulti proibiti è molto vario. Dalle offese ai giocatori di pelle nera (da “coloured” a “coon”), agli zingari (“gipsy” o “Pikey”), a ispanici e italiani (“spic” dal vecchio “No spic inglisc” degli immigrati) e ai rivali di fede mussulmana (“raghead”, uomo con il turbante). Ma anche 13 modi diversi con cui i creativi della Kop, la curva dei Red, descrivono la discutibile virilità degli avversari. La guida è stata informalmente girata pure ai giocatori che, in teoria, su questi temi seguono le direttive della Premier League.La Lega, come ovvio, ha accolto con gran favore l’iniziativa del Liverpool. L’Empire of the Kop, la frangia più rustica della tifoseria dei Red, è più fredda. «L’idea è buona, per carità» ha detto alla Bbc Antoine Zammit, uno dei boss degli ultrà, «ma mi pare eccessivo che non si possa più nemmeno dire “play like a girl”, giochi come una ragazzina».