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il Messaggero – Inter pigra con le piccole, quando l’avversario si rintana…

I nerazzurri escono da Verona con i tre punti e il secondo posto in classifica

Francesco Parrone

L’Inter vede una piccola (la penultima di A) e si fa pigra, a tratti scontata. Una novità? Anche no. Non c’è la luminosità del trittico – i 3 a 2 su Milan e Samp, il pari di Napoli – ma c’è la luce della classe, vedi la frecciata di Perisic, o, prima, la sortita che porta Candreva a mettere sul piede di Borja Valero (metronomo) il suo primo acuto in nerazzurro. L’acuto, cioè, che rompe la stasi, in Verona-Inter. Ovvero sbroglia la prima matassa di un (duro) match che, alla fine, diventa per quelli di Spalletti un altro rilevamento utile: quota 29, il Napoli (l’altra imbattuta, fin qui) a due gettoni di distanza, Juve e Lazio sotto di un gradino, lo scudetto è un pensiero da dribblare ma intanto c’è questo record di famiglia, maggior numero di punti dopo 11 giornate da quando vincere vale tre sassolini (‘93/’94), che scalda l’umore, forse, anche in vista dell’obiettivo a lungo termine ossia tornare in Champions. Il rilevamento del Bentegodi, dunque, dice questo: il canovaccio di Spalletti può funzionare - identica formazione per la quarta volta di fila - anche se quest’ Inter bella con le big e un po’ meno con le deboli (con Crotone, Benevento e Genoa gli altri episodi così così) si allontana dalla miglior versione di sé quando l’avversario si rintana.

Ch’è poi ciò che fa il Verona, denudando certa leggerezza nerazzurra e approfittandone per farsi esuberante in contropiede (Romulo, ma pure Cerci). Provoca insomma l’ Inter, la penultima di A, consegnandole il possesso palla e sfidandola a muoversi abbastanza (Icardi maluccio) da indovinare il pertugio. A cosa servono i campioni, allora? A quella cosa lì: sbrogliare matasse. Come la seconda, dopo il rigore dell’1-1 assegnato tramite Var(fallo di Handanovic su Cerci) e trasformato da un Pazzini chiamato ancora in corso d’opera (dentro per Kean: dischetto e

gol, il n.111 in A): ci pensa Perisic, lì, con un bolide (prima, traversa di Vecino) che libera l’ Inter da tutto, anche da quelle paure che non erano esattamente previste.

(Fonte: Matteo Sorio, il Messaggero 31/10/17)

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