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Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport ha parlato Armando Caligaris, 49enne professore di scienze motorie nonché personal coach di Balotelli. Caligaris ha spiegato il suo rapporto con l'attaccante italiano, sbocciato subito al primo incontro:
"Mario era fermo per la pubalgia, il Nizza aveva concesso tre giorni di riposo e lui voleva ritornare a Brescia. Rimase in Francia, ma con disappunto, e ci trovammo intorno ad un tavolo. Incrociai il suo sguardo e trovai inutile dire quello che mi ero preparato. Non era attento alle mie parole, però mi soppesava. In quei secondi ho avuto conferma di ciò che pensavo: Mario è un leone della savana. Gli chiesi se fosse ancora in grado di sognare, di porsi obiettivi a corto e lungo termine. Rispose che sul breve voleva guarire dalla pubalgia. Poi abbiamo sognato insieme ad occhi aperti sui traguardi a lungo termine e un sogno si è già avverato, il ritorno in Nazionale".
BALOTELLI GIOCATORE - "Sulla tecnica individuale no, non puoi insegnare calcio a Balotelli. E non interferisco con il lavoro atletico del club d’appartenenza del giocatore, in questi mesi il Nizza. Mario è un talento, ma gli ho spiegato come il campione sia un “concentrato” di più talenti, non soltanto tecnici, atletici o tattici. Il talento è colui che è continuo nei 90 minuti e nell’intera stagione. E per essere continui bisogna gestire al meglio gli stati dell’attenzione e delle emozioni. A volte chiedo a Mario come gli sia saltato in mente di fare una giocata geniale, con un coefficiente di difficoltà assurdo, e in risposta ricevo uno sguardo tipo: “E che ne so io ?”. Allora capisco che è meglio chiudere i libri di neuroscienze e psicologia. Mario giocatore è nato per esprimere l’arte del calcio. Mario persona è un leone della savana e non avrei lavorato con lui se si fosse omologato a chi lo vuole leone da zoo o da circo. Qualcuno ha scritto: “Presta le tue scarpe a chi giudica il tuo cammino”. Se qualche moralista ha dei dubbi, penso che Mario non abbia problema a passargli le sue calzature".
MIGLIORAMENTI SUL DRIBBLING - "Mediamente il range temporale dell’attenzione focalizzata, perché così si chiama la concentrazione in psicologia, è di alcuni secondi. Con esercizi specifici si può aumentare e questo può fare la differenza ad esempio in un dribbling, dove è importante restare focalizzati un attimo in più dell’avversario. Ho capito che Mario ce l’avrebbe fatta a riemergere quando mi ha telefonato dopo una partita col Psg, in cui aveva segnato e in cui si era tenuto fuori da certe risse. In quella telefonata non mi ha parlato del suo gol, ma del fatto che non fosse stato ammonito, chiaro segno di maturità raggiunta. Prima in Balotelli il rapporto tra cartellini e gol era di uno a uno, oggi i gol superano di gran lunga i gialli".
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