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Il vicepresidente dell’Inter: “I momenti chiave della trattativa con Thohir sono stati…”

Eva A. Provenzano

Faceva un caldo infernale a Milano. Era il 25 luglio. Thohir era sbarcato a Milano, un pranzo al Nobu – il ristorante nel complesso dell’Armani Hotel – e poi i Moratti erano tornati in sede e lui era rimasto in albergo. I...

Faceva un caldo infernale a Milano. Era il 25 luglio. Thohir era sbarcato a Milano, un pranzo al Nobu - il ristorante nel complesso dell'Armani Hotel - e poi i Moratti erano tornati in sede e lui era rimasto in albergo. I giornalisti, fotografi, cameramen, tutto il giorno appostati sotto l'albergo nel cuore di Corso Montanapoleone, si erano persi il ritorno di Angelomario che era rientrato da una porta di servizio e per tutto il pomeriggio era rimasto insieme al magnate indonesiano in hotel, tra il bar al settimo piano e le stanze private. Era rispuntato intorno alle sei e dopo una corsa per seguirlo aveva declinato l'invito a palare dei giornalisti, aveva recuperato il suo motorino ed era tornato in Saras. Erano ore cruciali per la trattativa che poi ha sancito il passaggio dell'Inter nelle mani del tycoon e quell'incontro aveva riportato l'operazione sui binari giusti, si era bloccato qualcosa. Il vicepresidente nerazzurro, a proposito di quel giorno, in esclusiva a La Gazzetta dello Sport, ha raccontato: "Non è stato un incontro riparatorio, ma chiarificatore. E' stato importante ma non decisivo: i momenti chiave della trattativa sono stati altri, come il primo faccia a faccia con tutti i soci; l’incontro di Parigi, quando abbiamo capito di aver scelto la strada giusta e le persone giuste; e poi, personalmente, un viaggio in macchina io e Thohir da soli, da Milano a Imbersago, a parlare delle nostre “vision” sull’Inter del futuro e ci siamo scoperti più vicini di quanto forse immaginassimo".