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ilGiornale – L’avvocato di Bosman prende di mira l’Uefa per il Fair Play Finanziario

Francesco Parrone

Quando spunta il nome Dupont, i palazzi delle istituzioni sportive iniziano a preoccuparsi. Merito del curriculum del 48enne avvocato belga che, al principio della sua brillante carriera forense nel campo della legislazione sportiva (era la...

Quando spunta il nome Dupont, i palazzi delle istituzioni sportive iniziano a preoccuparsi. Merito del curriculum del 48enne avvocato belga che, al principio della sua brillante carriera forense nel campo della legislazione sportiva (era la fine del 1995), rese famoso Jean Marc Bosman. Non certo un fenomeno in campo,ma colui che per un mancato trasferimento al Dunkerque da parte della federcalcio belga portò la Corte di Giustizia europea ad emettere una celebre sentenza (denominata proprio Bosman): il calciatore è un lavoratore qualsiasi e pertanto ha diritto alla libera circolazione nei paesi europei alla scadenza del suo contratto con la società di calcio.

Bosman ha poi scoperto nel mondo del pallone «egoismo ed emarginazione, anche se il mio nome resterà nella storia» (come disse in un’intervista a Le Monde), uscendo dal giro. La carriera di Dupont ha invece conosciuto un crescendo rossiniano: la vittoria nel caso Charleroi, quando riuscì a rendere effettivo un riconoscimento economico ai club per l’utilizzo dei giocatori nellesquadre nazionali; il salvataggio sportivo del nuotatore spagnolo Meca Medina, squalificato per doping, in un caso nel quale la Corte di Giustizia europea definì la supremazia delle leggi comunitarie su regole e decisioni che possono avere un impatto sugli interessi economici individuali delle federazioni.

Oggi il legale alza di nuovo l’asticella: nel mirino di Dupont, già consulente anche del G-14 - ovvero l’associazione deimaggiori club europei calcistici-,c’è il fair play finanziario introdotto dal presidente Uefa Platini. È infatti a Dupont che l’agente belga della Fifa Daniel Striani si è affidato per ottenere che la Commissione europea dichiari nullo il «break-even» (il pareggio di bilancio), articolo 57 e cuore dell’intera disposizione, sulla base del qualeuna società non deve spendere più di ciò che incassa.

Una norma alla quale sono state fatte corrispondereanche precise sanzioni, fino a quella più estrema dell’esclusione dallaChampions League. La normativa, che nelle intenzioni dell’Uefa punta a mettere un tetto alle spese pazze dei club che negli ultimi anni hanno contratto debiti milionari, secondo la coppia Striani-Dupont viola i principi fondamentali che animano la filosofia dell’Unione Europea: la libera competizione e il libero movimento di capitali, giocatori, e servizi. Insomma, si rimetterebbe in discussione anche la sentenza Bosman, caposaldo della rivoluzione del calciomercato.

«Imponendo di stringere la cinghia alle società si fossilizza la struttura del mercato, si riducono il numero di trasferimenti e diriflesso anche i salari di giocatori e agenti, che non possono essere giustificate con gli obiettivi della Uefa di stabilità finanziaria a lungo termine dei club e integrità delle competizioni», così Dupont. Pronto alla nuova battaglia legale. Che ha intenzione di vincere.