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IlGiornale – Mancini ha ridato la consapevolezza di essere l’Inter. Adesso però…

Meglio svegliarsi, meglio andar di fretta. Arrivano giocatori, si presenta pure Thohir con la sua corte e per un’ora si perde con Mancini nei discorsi tecnico – tattici – di mercato: Lucas Leiva ancora nel mirino, ma prima cedere...

Alessandro De Felice

Meglio svegliarsi, meglio andar di fretta. Arrivano giocatori, si presenta pure Thohir con la sua corte e per un’ora si perde con Mancini nei discorsi tecnico - tattici - di mercato: Lucas Leiva ancora nel mirino, ma prima cedere Kuzmanovic o Krhin per far quadrare i conti. Anche se ora conta altro: servono punti. All’Inter lo pensano tutti, l’allenatore lo fa sapere via stampa. «Stiamo rincorrendo, non possiamo più sbagliare. C’è ancora tempo, ma qualcosa deve cambiare». Prevalentemente devono cambiare i risultati dell’Inter, i pareggi non bastano: nel prossimo mese servirà un filotto di successi. Il pari di Empoli ha fatto riporre gli ottimismi sul 3Ëš posto. Mancini spiega che un pari oggi, può essere una buona notizia nel domani. «Magari scopriremo che è stato decisivo per raggiungere l’obbiettivo. Quando non puoi vincere perchè gli altri giocano meglio, devi accontentarti di non perdere. Oggi è un passo indietro, domani chissà».

Sì, vero, Mancio ha sempre avuto il braccino, anche nella prima esperienza nerazzurra: racconta che così suggerivano i vecchi padri del pallone e che «il calcio del Duemila non ti regala nulla. Guardate il Manchester United: in Fa cup ha pareggiato 0-0 con una squadra di quarta divisione». Mal comune non sempre è mezzo gaudio. La strada dell’Inter adesso è infiorata dai nuovi arrivi, Thohir fa i conti e cerca danari. Dici YaYa Tourè e Mancini non dice no: «L’ho portato io al City, un grandissimo giocatore e l’Inter è una squadra con tanto appeal, più di alcune che stanno al vertice: ha cento anni di storia e una storia di successi». Dunque, perchè non dovrebbe venire? A giugno, ovviamente. Ecco, qui sta per ora la consistenza del lavoro manciniano: risolleva gli animi, sollecita e solletica, non fa dimenticare mai che l’Inter è l’Inter con tutto quanto ne segue. Magari esagera, però ci prova. E Thohir deve solo seguirlo nell’idea di successo. Intanto a San Siro oggi tutti insieme appassionatamente per vedere l’effetto che fa il Torino, eterno sbuffante torello che fa imbufalire i suo i tifosi: sottomira Cairo e Ventura.

Mancini cade nella gaffe. Pensa Toro e dice Genoa. «Forse perchè spero di ripetere il risultato». Augura felicità e gol a Icardi come in questa settimana, chiede una squadra compatta, non garantisce sui 90 minuti di Shaqiri, lascia fuori Campagnaro per un problema al polpaccio destro, Ranocchia convocato. La difesa è il solito covo di sacerdoti del thrilling, anche se di recente ha incassato meno gol. Stavolta con uomini contati. «Comunque bisogna migliorare, se subiamo meno va dato merito pure ai centrocampisti che ci aiutano ». Ieri sera è arrivato Brozovic, un altro della specie con le attitudini di cui sopra. Il caso Osvaldo è in attesa di sviluppi: l’Inter pronta a far causa, Mancini che non gli dà appigli. «Non ho nulla contro di lui e gli auguro il miglior bene». Ma lontano da Appiano.