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ilGiornale – Medel piace ma non fa impazzire Mancio. Messaggio chiaro a Kovacic

«Non è il modulo che fa vincere mal’interpretazione e la voglia di farlo». Adesso detta così sembra quasi incomprensibile ma il messaggio del Mancio alla vigilia di Roma–Inter è a largo raggio e tira dentro tutti, perfino l’usciere...

Francesco Parrone

«Non è il modulo che fa vincere mal’interpretazione e la voglia di farlo». Adesso detta così sembra quasi incomprensibile ma il messaggio del Mancio alla vigilia di Roma-Inter è a largo raggio e tira dentro tutti, perfino l’usciere che ad Appiano ha sempre il suo bel daffare con i parcheggi: c'è posto, anzi no, però se vuole entrare... magari si faccia stretto... Qualche anno fa alla vigilia di Roma-Inter c’erano sempre talmente tante cose da dire che non si sapeva mai da dove cominciare, bisognava farsi stretti per davvero. Nel frattempo il calcio è cambiato abbastanza, è passato come un missile il Barça, all’Inter non ci sono più nè Ibra Maicon che ora gioca dall’altra parte e sembra recuperato proprio per l’occasione. Il divario oggi è netto, ma non abbastanza per farla passare per una gara come un’altra. Ha detto Garcia che il campionato della Roma non dipende dalla partita di questa sera e poi basta con le stupidaggini del night. Magari è solo un’impressione ma sembra proprio che l’Inter gli metta un sacco di paura addosso, gli gira attorno, e se deve commentare scredita: «É cambiata molto, prima difendeva a cinque, adesso a quattro».

Ognuno ha il suo metodo, Mancini incensa: «Grande avversaria, Roma-Inter un classico del calcio italiano, possono vincere il titolo, sono più avanti, Garcia un grande allenatore, Totti uno dei più grandi del mondo». Insomma c’ha dato dentro. Problemi ne hanno tutte e due, alla Roma basta il ricordo di Robben per mandare storta tutta la settimana, all’Inter il rammarico maggiore è non essere riuscita a battere una edizione del Milan talmente povera che difficilmente se ne ripresenterà l’occasione. Sarebbe arrivata a questa sfida con un morale molto più alto, invece se non riescono a far rivivere la passione di quasi dieci anni fa, la colpa è tutta dell’Inter. Mancini sta cercando di rimetterla in piedi, la sua mamma ci ha fatto sapere che il suo figliolo fa resuscitare i morti. Sarebbe sufficiente che rimettesse in asse Palacio, dei tre argentini che formano l’attacco il più sicuro di giocare stasera. In questo il Mancio non è cambiato molto da dieci anni fa, per insegnare le cose li mette in campo, meno lavagna più pallone, per far guarire un convalescente lo butta dentro,meno tempo per lamentarsi. Anche con la difesa sta facendo così. Juan Jesus e Ranocchia stanno dando segnali allarmanti ma se non insiste e non li schiera, i tempi di apprendimento si allungano. Ai fianchi Campagnaro e Dodò perchè Nagatomo presto rientra ma a giugno andrà sotto i ferri per la spalla.

Medel con il Dnipro gli è piaciuto ma non lo ha fatto impazzire, lì ai tempi d’oro aveva Vieira o Stankovic, lo si può capire. Ha parlato anche di Kovacic: «Comprimere le sue qualità ad un solo ruolo è riduttivo, talenti così devono saper giocare ala, mezz’ala, trequartista. Mica lo voglio schierare a difendere», e ha portato l’esempio di David Silva: «Non aveva il fisico per giocare sulla fascia ma poi è diventato il migliore di tutta la Premier». E dopo aver speso una parola per quasi tutta la rosa, ha spiegato cosa intendeva: se sei un professionista e giochi nell’Inter, non puoi saper fare una sola cosa, adattati e fallo con voglia. Morale alto.