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ilGiornale – Moratti ad Appiano, Thohir in tv. Sono arrivati i crocerossini…

Francesco Parrone

Sono arrivati i crocerossini: uno di persona, l’altro via cavo secondo televocazione. «Perché il mondo oggi è diverso, più piccolo. Abbiamo le email, facetime, la distanza non è un problema». Parole, di Erick teleThohir agli affezionati...

Sono arrivati i crocerossini: uno di persona, l’altro via cavo secondo televocazione. «Perché il mondo oggi è diverso, più piccolo. Abbiamo le email, facetime, la distanza non è un problema». Parole, di Erick teleThohir agli affezionati teletifosidi Inter channel.

Sarà anche che abbia ragione, ma i sorrisi di Mazzarri e dei giocatori quando, sul prato di Appiano, ieri si è affacciato Massimo Moratti, accompagnato dal figliolo vicepresidente, hanno spiegato ben altra visione del mondo. Moratti ha cercato di sollevare umori e autostima con qualche pacca, due parole con Zanetti, pranzo con Mazzarri: tecnico e giocatori ne avevano bisogno. Parole in libertà anche sugli arbitri, difficile dire chi ne parli peggio tra Mazzarri e Moratti che, sull’argomento, ha un vecchio pallino.

Ecco, Moratti è tornato nella veste del vecchio padre-patron, ha vissuto troppo nel pallone per non capire quando serve una presenza alla faccia di email e facetime. E magari avrà voluto interpretare l’elogio che Mircea Luscescu gli fece in ottobre, quando disse: «Thohir tieni Moratti, vale come Messi». Se l’allenatore abbia ragione, si vedrà nei prossimi mesi, magari nelle prossime settimane. Di solito meglio un Messi in campo, però se Moratti fa miracoli... Il calcio, soprattutto quello italiano, si nutre di antichi rituali, di presenza più che di assenza, di piccoli segnali. Moratti ha cercato di mettere la famosa pezza al buco provocato dall’assenza di Thohir o, comunque, di un dirigente delegato a far sentire la voce della società: con gli arbitri ma anche con i tifosi.

Thohir però ha già fatto un passo avanti. Ha ammesso: «Non sono Superman, in 60 giorni non posso cambiare tutto». Però ha capito che basta essere umani ed era il momento di intervenire, facendosi vedere ed ascoltare in Tv, abito scuro, alle spalle una grande logo dell’Inter. Si è attrezzato anche in Indonesia. Qualche mese fa disse: «Verrò a Milano tre volte all’anno». Stavolta ha dato la sensazione che qualcosa è cambiato, business non è solo business: «Verrò a Milano a fine mese, a fine febbraio, a fine marzo, aprile, maggio. Verrò molte volte. Non vedo l’ora di lavorare con tutti per proseguire questa stagione». Eppoi non si è negato ai dubbi dei tifosi e numerando le linee del progetto: «Vogliamo risanare l’Inter, accompagnare la squadra in questo periodo di transizione, aprirci al grande mercato internazionale così avremo più tifosi fuori Italia: la lega di serie A ha un progetto di far giocare un torneo anche in Asia. Per fare tutto questo ci vorranno un paio d’anni».

Thohir dispiaciuto «come chiunque tifi Inter». Ma, più di sempre, ha voluto mostrare la vicinanza a Mazzarri. Se il tecnico chiedeva chiarezza e compagnia, l’ha trovata. Il Tycoon accetta l’idea della transizione e va più in là: «Credo che Mazzarri sia l’allenatore perfetto per la squadra. Questo è il suo primo anno, è la prima volta che lavoriamo insieme, ma ci fidiamo uno dell’altro. Non è una scusa: abbiamo bisogno di tempo per lavorare meglio insieme. Nel bene e nel male lo supporterò. Credo che piaccia ai tifosi e piace anche a me:percomefa giocare la squadra.Dobbiamo ricominciare a vincere, ma servono tempo e fiducia». 

E magari qualche rigore e qualche rinforzo in più. Il presidente è stato diplomatico in entrambi i casi. Sugli arbitri ha rimesso i guanti che voleva prestare a Moratti: «Bisogna fidarsi della loro esperienza. Io nonsono esperto in materia. Voglio fidarmi del fatto che l’arbitro non condizioni la partita e sia leale». Un po’ fumoso sul mercato. In questi giorni si parla di uno scambio Matri-Kuzmanovic, di Ranocchia al Borussia Dortmund. Ma lui chiede tempo. «In certi ruoli abbiamo molti giocatori,in altri abbiamo bisogno di qualcuno. Credo che il mister voglia giocatori già pronti per l’Inter, abbiamo trattative in corso, proveremo fortemente ad arrivare a loro, ma non vogliamo calciatori che poi non siano interessanti per il futuro dell’Inter. Il progetto per ricostruire ha bisogno di due-tre anni. La finestra di mercato è breve e siamo già a metà stagione. Ma vedrete che anche in campo faremo meglio della scorsa stagione e ci impegneremo a migliorare». In sintesi: non si può spendere molto e in alto i cuori.