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I palati facili lo chiameranno calcio show o calcio spettacolo. Quelli un po’ meno facili converranno che il calcio ping pong di Roma e Inter poteva servire a tutto, tranne a vincere - così esordisce Riccardo Signori nell'edizione odierna de ilGiornale -. Troppi errori conclusivi, soprattutto della Roma. Niente di nuovo. Un acchiappare l’attimo che fugge dicendo: io speriamo che me la cavo e vedi la faccia dell’Inter. La Roma ha fatto la partita, l’Inter l’ha giocata sfruttando le debolezze romaniste. Inter un po’ stanca,ma comprensibile dopo i supplementari di coppa.
Le ingenuità di Osvaldo in area di rigore sono state colpi alcuore per il tifo romanista. La grinta di Guarin,la sua strapotenza fisica, un sollievo per il credo nerazzurro. Non cambia molto la classifica, ma la partita ha certificato che Roma e Inter meritano il posto non proprio di prima schiera. Nulla è perduto, nemmeno l’onore. L’Inter si consolerà con il settimo gol di Palacio, con il primo punto dopo 4 sconfitte consecutive in trasferta, mentre la Roma è tornata al pari dopo 4 vittorie consecutive. Si parla di numeri più che di gioco.
Prima mezz’ora da “quanto sei grande Roma”, ultimoquarto d’ora del primo tempo da “Roma non far la stupida”. E l’Inter in mezzo al guado di chi si infila nella tempesta e cerca di uscirne fuori con il minore dei danni. Allo scoccare del primo trequarti d’ora operazione compiuta: Roma ha fatto la stupida, un must della sua difesa,e l’Inter ha acchiappato il gol del pareggio grazie alla forza fisico-calcistica di Guarin(con aiutino del braccio) e al solito piedino di Palacio, infilatosi nel mollismo difensivo romanista.
Frenesia, velocità, e un ping pong di azioni l’hanno fatta da padrone. Partita divertente, un po’ imperfetta nei particolari di gioco. Osvaldo e Totti si sono mangiati un’altra occasione gol all’inizio della ripresa (sventata da Handanovic). Poi la partita si è attenuata nei ritmi,meno occasioni. L’Inter ha un po’mollato nel finale. Handanovic ha fatto muro davanti a Lamela. Il resto lo hanno fatto Piris e gli altri, imperterriti nel sbagliare mira.
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