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IlMessaggero – L’Inter di Mazzarri non decolla. A salvarla è Handanovic…

Un punto a testa e tanta noia. Più che a fare delmale all’avversario, Toro ed Inter hanno pensato prima a non penderle, dividendosi la posta in palio. La partita è stata abbastanza bruttina, dominata dal tatticismo e dai portieri...

Francesco Parrone

Un punto a testa e tanta noia. Più che a fare delmale all'avversario, Toro ed Inter hanno pensato prima a non penderle, dividendosi la posta in palio. La partita è stata abbastanza bruttina, dominata dal tatticismo e dai portieri (Handanovic ha parato un rigore, mentre Padelli ha abbassato la saracinesca), che hanno fatto la differenza, blindandoil risultato. Un passo in avanti per i granata che hanno confermato di avere una buona organizzazione di gioco e di essere una squadra tosta, ben attrezzata, a cui manca forse un centravanti (Immobile avrebbe fatto comodo). Un passo indietro per i nerazzurri, da cui ci si aspettava qualcosa in più, considerando le ambizioni di Mazzarri e della società, che punta ai primi tre posti e a fare quel salto di qualità in termini di mentalità e di gioco, mancatil'anno scorso.

SAMIR SHOW - Come in ogni partita a scacchi che si rispetti, al fischio d'inizio di Doveri i duellanti si sono annusati, un po' pigri, e all'emozione del morso letale hanno privilegiato l'agio della gestione oculata, in attesa che qualcosa o qualcuno offrisse un episodio con cui sfamarsi come nel caso della trattenuta (?) in area di Vidic a Quagliarella. Un fulmine a ciel sereno. Il direttore di gara ha indicato il dischetto senza alcun dubbio. Dopo un breve conciliabolo fra El Kaddouri (che aveva realizzato il penalty decisivo in Europa League) e Larrondo, quest'ultimo si è fatto ipnotizzare da Handanovic, che si è confermato un para-rigori di primissimo livello, respingendo il tiro. «Questa volta è andata bene, l'anno scorso sempre Doveri mi aveva espulso». Niente di fatto, o meglio, tutto da rifare per gli sfidanti, sempre prigionieri di un tatticismo esasperato, che ha condizionato una partita poco frizzante, dominata da troppe palle inattive.

TATTICISMO -Ventura e Mazzarri, ne hanno viste tante e per questo non hanno lasciato nulla al caso, consapevoli che a certi livelli un dettaglio può fare la differenza, a maggior ragione dopo aver giocato solo giovedì il preliminare di Europa League. Il tecnico granata ha preferito intasare le fasce - Bovo e Maksimovic a destra e Moretti e Darmian a sinistra - coprirsi, presentando un 3-5-2 accorto, corto e pensato per il contropiede con Quagliarella e Larrondo là davanti, una coppia nuova di zecca dopo gli addii di Immobile e Cerci, gli uomini che hanno traghettato il Toro dalla parte sinistra della classifica e in Europa. Senza quei due non è proprio la stessa cosa, ma l'ex attaccante della Juve oltre a procurarsi il rigore si è reso protagonista di alcune giocate di livello. Dall'altra parte Mazzarri ha optato per un 3-4-2-1 dinamico, facendo esordire in campionato i mastini M'Vila e Medel con Dodò e Jonathan a spingere sulle fasce. Eppure la circolazione del pallone non è stata fluida. Senza l'infortunato Palacio spazio ad Hernanes e a Kovacic fra le due linee a supporto di Icardi, unica punta, troppo solo per impensierire Padelli, fresco di convocazione in nazionale.

SOLO LAMPI - Nella ripresa la gara è salita un po' di giri. Toro subito pericoloso con Quagliarella (il migliore dei suoi). Dopo un'oretta scarsa primi cambi. Ventura ha tolto El Kaddouri, inserendo un Sanchez Nino, un trequartista. Risposta immediata di Mazzarri, che ha mutato tatticamente l'Inter: fuori un mediano (M'Vila), dentro una punta (Osvaldo), che si è reso subito pericoloso (paratona in uscita di Padelli), galvanizzato dai fischi della curva Maratona per i suoi trascorsi alla Juve. Stesso trattamento per l'ex D'Ambrosio. Rosso diretto per Vidic per aver applaudito l'arbitro. Esagerato. La stanchezza ha preso il sopravvento. Un punto a testa e niente più.