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ilMessaggero – La Lazio consegna l’Europa all’Inter. Palacio e Icardi scatenati…

Gli addii di San Siro sono 2: quello di Zanetti al calcio e quello della Lazio all’Europa. A festeggiare sono soltanto i nerazzurri che consolidano il quinto posto e salutano l’impagabile capitano con una serata magica, per suggestioni e...

Francesco Parrone

Gli addii di San Siro sono 2: quello di Zanetti al calcio e quello della Lazio all’Europa. A festeggiare sono soltanto i nerazzurri che consolidano il quinto posto e salutano l’impagabile capitano con una serata magica, per suggestioni e colori. I biancocelesti certificano la deludente stagione con un’altra pesante sconfitta: altro che partita della vita! Per l’ultima occasione Reja decide di ridisegnare l’assetto tattico, optando per la difesa a 3, con Gonzalez e Pereirinha sulle corsie esterne, e con Anderson trequartista. Fuori Ledesma, Mauri e Candreva. A parte il vantaggio iniziale di Biava, su azione da calcio d’angolo, lo schieramento mostra subito la corda fino ad assumere i contorni di un autentico suicidio.

FRAGILE DIETRO - Troppe le situazioni che fanno acqua e che rendono fragile la squadra, soprattutto nella fase di non possesso. Nagatomo, sulla sinistra, è un treno che Gonzalez vede solo sfrecciare e il giapponese diventa una spina nel fianco della retroguardia biancoceleste. Attacca lo spazio senza soluzione di continuità, procurando sempre superiorità numerica. Si avverte forte l’assenza di Ledesma, manca il filtro perché Onazi non riesce a opporsi all’incedere e alla classe dell’ispirato Kovacic, decisivo nelle prime due reti nerazzurre con giocate di assoluto nitore tecnico. Anderson porta troppo la palla, non inventa e non crea e, quando deve contrastare, lascia voragini nel cuore del centrocampo, Biglia stenta a tenere il passo di Hernanes. I centrocampisti vengono saltati con eccessiva facilità, la Lazio lascia campoagli avversari, si schiaccia e soffre ogni troppo. Davanti a Berisha i 3 centrali vedono le streghe contro Palacio e Icardi. Non li prendono mai. Ogni azione è un pericolo e allora il portiere albanese deve subire 3 gol mentre in attacco la squadra produce solo un’occasione di Keita che, invece di servire il libero Klose, preferisce concludere direttamente, impegnando Handanovic.

CAMBIO TATTICO - Senza equilibri tattici, con le solite amnesie difensive e con Klose che sembra un fantasma la Lazio è in balia dei nerazzurri deragliando presto dalla sfida. Archiviata una prima frazione da incubi Reja decide di rivisitare l’assetto: toglie Gonzalez, inserisce Ledesma e sposta Anderson sulle piste di Nagatomo. Il giapponese, però, pianta le tende nella metà campo nerazzurra e costringe il brasiliano a limitare le sortite offensive. La squadra appare più compatta, l’Inter abbassa i ritmi, per sfruttare il doppio vantaggio, e l’incontro scade di tono. Assordante il boato con il quale San Siro, tutto in piedi tranne la Curva vuota, saluta (5’ della ripresa) l’ingresso di Javier Zanetti per l’ultima gara dell’argentino nello stadio dei trionfi. Viste le condizioni del capitano, è un peccato che abbia deciso di smettere. E’ sempre Keita il più pericoloso, grazie ai guizzi, ai dribbling e alla velocità, però il ragazzotto non non sempre viene supportato dai compagni. Ritrovato qualche equilibrio in più e, con l’ingresso di Candreva, la formazione biancoceleste prova a mettere paura ad Handanovic: con Biava, Biglia e con lo stesso Keita. Anderson esce dal torpore con 2 perentorie conclusioni dal limite che trovano Handanovic pronto e reattivo.

La Lazio cresce e meriterebbe il gol perché l’Inter bada solo a contenere, senza ripartire. Alla fine arriva anche il poker, che viene servito da Hernanes, primo gol a San Siro, che batte Berisha con un preciso emortifero diagonale di sinistro, a conclusione di un’altra splendida percussione di Kovacic. Il Profeta non festeggia con la solita capriola e merita l’applauso anche dei suoi ex tifosi. Un tempo regalato all’Inter, con una formazione improbabile, una ripresa giocata alla pari ma quando ormai la serata è segnata. Errori e rimpianti che costellano sempre le partite della Lazio.