ultimora

IlMessaggero – Mazzarri esonerato, c’è sempre una prima volta. Scarso feeling e…

Il ritorno di Roberto Mancini ad Appiano Gentile era un capitolo già scritto nella storia dell’Inter che aspettava soltanto di essere letto. Tutto era iniziato nel 2004, quando il tecnico di Jesi aveva preso il posto di Alberto Zaccheroni...

Francesco Parrone

Il ritorno di Roberto Mancini ad Appiano Gentile era un capitolo già scritto nella storia dell'Inter che aspettava soltanto di essere letto. Tutto era iniziato nel 2004, quando il tecnico di Jesi aveva preso il posto di Alberto Zaccheroni e tutto era finito il 29 maggio 2008, dopo tre scudetti (due sul campo, uno assegnato all'indomani della triste vicenda di Calciopoli), due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane. A incrinare il rapporto con l'Inter era stata l'incredibile conferenza stampa dell'11 marzo 2008, quando dopo la sconfitta a San Siro in Champions League contro il Liverpool con tanto di eliminazione dalla massima competizione continentale, Mancini aveva annunciato le sue dimissioni per poi ritirarle il giorno dopo. Un gesto che aveva ferito e spinto Massimo Moratti a puntare su José Mourinho al termine di quella stagione. Ma in questi sei lunghi anni il nome di Mancini, ogni tanto, tornava vivo ad aleggiare sulla Pinetina. Così dopo aver allenato Manchester City e Galatasaray, ed essere stato in corsa anche per la panchina della Juventus nelle ore successive alle dimissioni di Antonio Conte, il Mancio è tornato all'Inter. E il suo obiettivo sarà quello di riconquistare l'Europa che conta. Quell'Europa che alla guida dei nerazzurri non gli aveva sorriso, non essendo mai andato oltre ai quarti di finale.

PRIMO ANNO NO - Il suo ritorno coincide con il primo esonero in carriera di Walter Mazzarri, che ieri ha lasciato Appiano Gentile dopo aver salutato la squadra. La sua ultima immagine rimane quel viso cupo dopo il pareggio contro il Verona (2-2) e quella pioggia (l'ennesima in realtà) di fischi piombati giù dagli spalti di San Siro. Nell'era dei social network quello del tecnico di San Vincenzo è stato il primo esonero digital, avvenuto prima sul web e poi nei corridoi della sede di corso Vittorio Emanuele. Mazzarri era approdato all'Inter nel 2013 al posto di Andrea Stramaccioni, dopo aver fatto tanta gavetta passando dalla Primavera, alla C2, C1, B e finalmente la A. Destino ha voluto che il suo insediamento coincidesse con il cambio di consegne tra Massimo Moratti ed Erick Thohir. Un cambio epocale. Nonostante questo, l'anno scorso l'Inter era arrivata quinta tornando in Europa. Gli alibi erano stati tanti, ma non sono serviti per restare a galla quest'anno. E non lo ha salvato nemmeno quel contratto fino al 2016 firmato qualche settimana fa.

SCARSO FEELING - Di male in peggio perché Mazzarri non ha mai legato con i tifosi dell'Inter. Un amore mai nato. L'obiettivo dichiarato in estate era il terzo posto. Tornare in Champions League, aiuterebbe a dare un calcio alla crisi economica dell'ultimo periodo, ma a grandi risultati (vittoria per 7-0 contro il Sassuolo) l'Inter ha sempre alternato partite disastrose (come le sconfitte rimediate contro Cagliari e Fiorentina). E in tutte queste settimane aumentava sempre di più l'astio di San Siro nei confronti dell'ormai ex allenatore nerazzurro. Un astio già alimentato l'anno scorso quando Mazzarri aveva incolpato Kovacic per il ko con la Juventus o come quando aveva lasciato in panchina Zanetti per più di un tempo nel giorno del suo addio al calcio. Fino alle scelte tecniche di quest'anno, alla mancanza di identità e gioco, ai cambi mai perdonati e alle scuse nei post partita. Così non si poteva andare avanti e Thohir ha deciso di cambiare, nonostante Mazzarri avesse provato a tagliare col passato. La sua pazienza è durata fin troppo, mentre quella di MassimoMoratti era già finita daun pezzo.