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IlSecoloXIX – Epico Grifo. Nel fango del Ferraris batte l’Inter dopo 20 anni…

Nemmeno Jesus può, quando Antonelli va in cielo. «Il gol della mia vita», dice gloriosamente il goleador. Guarin e Jonathan perdono le marcature e rivolgono gli occhi a terra, Juan “Gesù” guarda impotente la sfera che lo scavalca,...

Francesco Parrone

Nemmeno Jesus può, quando Antonelli va in cielo. «Il gol della mia vita», dice gloriosamente il goleador. Guarin e Jonathan perdono le marcature e rivolgono gli occhi a terra, Juan “Gesù” guarda impotente la sfera che lo scavalca, Antonelli segna quasi sospinto da Antonini, rete a due tanta era la voglia. «Gol di “Antoninelli”», creatura mitologica ideata da chi regala l’1-0. Col sostegno del compagno, da touche del rugby,lo sport di lotta per eccellenza, spesso su erba macinata. E partita che è stata battaglia, all’inglese nello stadio più inglese d’Italia. Aspra, dura, bella proprio per la sua asprezza e durezza. Aperta, nel gioco da una parte e dall’altra, nel risultato in bilico.

Chiusa, con la corsa sotto la Nord che comprende pure Gasperini, eretico nella Milano nerazzurra, profeta nella Genova rossoblù. Ulisse della panchina, per ingannare Mazzarri aspetta i secondi che precedono il fischio d’inizio: guarda come è messa la Beneamata che per lui era stata avvelenata e comanda il cambio di modulo dal 3-5-1-1 al 4-4-1-1. Attraverso Antonelli, colui che voleva e vuole restare, Ettore per devozione alla patria. Primo stratagemma della trappola genoana. Protasi che è invocazione alla Musa del calcio. Poi, il resto del poema epico. De Maio d’achille a forza e gli altri, a partire dal centrocampo anni Novanta, con Sturaro il ligure alla prima dall’inizio.

Nerazzurri all’inferno e Jesus che doveva pure andare in rosso. Non fa niente, perché è il giorno del Grifone. Senza blasfemia, per i miracoli chiedere a San Mattia: Perin su Botta e Palacio nei palpiti finali, dopo aver già pigliato tutto. Così il Genoa torna a battere l’Inter, l’unico avversario che non aveva sconfitto dal ritorno in A nel 2007. Torna a batterla venti anni dopo quel novembre 1994. Epos, parola, ne usa una in particolare Enrico Preziosi: «Felici». Il Genoa trova paradiso nel fango. Umana vicenda tra passato e futuro. L’attacco dell’Inter al Ferraris è d’antichi amori, Milito-Palacio. Quelli del passato rossoblù. Gasperini, per ovviare all’assenza di Matuzalem, sceglie Bertolacci in regia, accompagnato da centrocampisti di freschezza atletica e speranza nel futuro: Cofie e Sturaro, prodotti del settore giovanile rossoblù. Quelli del futuro rossoblù. Presente senza Cabral febbricitante, senza Manfredini andato al Sassuolo, con De Ceglie in panchina (esordio al 27’ della ripresa) e Motta in arrivo.  

Presente di Gasperini che si prende la grande rivincita sull’Inter che lo “bruciò” in brevissimo tempo, con polemiche varie, comprese quelle sulla difesa a tre che ora Mazzarri propone in nerazzurro (Campagnaro-Rolando-Jesus). Gasp porta il fato dalla sua anche con “l’inganno”, facendosi beffa di quel che era stato: «A quattro», grida, ordina ai suoi attraverso il messaggero Antonelli. E battaglia, sotto il diluvio. Colpo su colpo. Jonathan e Perin è reattivo. Marchese e Handanovic sicuro. Ancora Jonathan e Cofie salva in scivolata (mentre Alvarez è a terra infortunato, al 20’ entra Kovacic). Sturaro nella palude non riesce a scavar fuori potenza per il destro. Palacio di fendente alato. Corner impennato che va sul secondo palo, Marchese di testa, Handanovic riesce fortunosamente a respingere. Mazzarri seduto in panchina, come non s’era mai visto, neanche avesse funesti presagi. Gasperini fradicio a bordo campo, lui è dentro la lotta.

Fine del primo tempo è di pressione genoana. Il secondo è con l’Inter che attacca nell’area più disastrata. La fanghiglia tradisce i difensori,ma anche gli attaccanti: Palacio dopo neanche un minuto sballa la conclusione. Però pure l’attrito nell’altra area frega, Gilardino non riesce a concludere dopo un grande spunto fra Rolando e Campagnaro. Di nuovo a versi sincopati, Handanovic salva su deviazione ravvicinata e su sinistro a giro di Fetfatzidis. Tocca a Perin, strepitoso sul destro potente del nuovo entrato Guarin. Ancora Handanovic, a dir di no a Fetfa che sgusciavia. Greco, chiama epica. L’uomo che dev’essere d’agile mente. Gasperini naufragò all’Inter. Ma, al Genoa, è tornato a Itaca. E le sue idee sono vincenti. Con De Ceglie per Sturaro il Grifone passa a 5 dietro, Antonelli mezzala su Guarin. Rizzoli non vede un colpo proibito di Jesus, già ammonito, su Vrsaljko. Scontri duri, mischie. Gasp gioca la carta Konaté per Fetfatzidis: meno tecnica, più muscoli. Perin ancora protagonista, uscita bassa che è inno al coraggio. E occasione grossa per Gilardino, arrestato in extremis da Jesus. Ma nessuno può fermare, da corner, il volo di Antonelli per l’1-0. Ferraris fradicio ma bollente, a 6’ dal novantesimo. Rizzoli vede simulazione di Konatè, quando Jesus lo butta giù: sarebbe stata espulsione per doppia ammonizione. 

Mazzarri taglia corto sul tocco di mano in area di Cofie, ravvicinatissimo: «Rigore? Difficile parlare di arbitri quando sbagli cinque o sei palle gol...». Gasperini sostituisce lo sfinito Gilardino con Calaiò. Perin prende anche l’ultima, palla stretta al petto e faccia sorridente nell’acquitrino. Il ragazzo di Latina s’ispira all’airone cinerino: «A terra sembrano fragili, in volo sono impressionanti». Il portiere, Antonelli sostenuto da Antonini, tutto il Grifone. Storia diungiorno in volo. E tante grazie alla Musa del pallone.