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IlSecoloXIX – Il Genoa perde la sua identità . Palacio,Icardi e Vidic fanno volare l’Inter

C’è un Genoa timido e impacciato, nel primo tempo, tolto il troppo breve avvio propositivo. C’è un Genoa intraprendente e volitivo, per quasi tutto il secondo tempo. Grifone a metà, a San Siro. Colpito con due piazzati, come a Torino...

Francesco Parrone

C’è un Genoa timido e impacciato, nel primo tempo, tolto il troppo breve avvio propositivo. C’è un Genoa intraprendente e volitivo, per quasi tutto il secondo tempo. Grifone a metà, a San Siro. Colpito con due piazzati, come a Torino (stavolta segnano Icardi, con fallo su De Maio, e Vidic nel finale) e da un tap in dell’ex Palacio. Ma per 45’ i rossoblù non sono quelli che l’ottima classifica dice. Ricominciano a esserlo nella ripresa, traversa clamorosa di Lestienne, occasioni in serie che Handanovic sventa, rete ad accorciare di Izzo. Amaro, questo ritorno di Gasperini al Meazza. Inter bella nella prima parte, calante nella seconda, comunque più efficace grazie ai suoi tenori offensivi. Sempre dietro, ma accorciando a due punti. E in graduatoria ora il rallentamento rossoblù è netto: un punto in 4 gare. «Pesante. Momento delicato, ma non certo tragico. Bisogna però capire cosa vogliamo e farlo capire», dice Gasp. A tutto l’ambiente. Che Grifone è e che Grifone può essere. Milano, sconfitta sintomatica di un momento a metà del guado. Di identità perduta, quanto meno scalfita. Di un sorriso smarrito che va rimesso sui volti del Genoa. Per il tecnico, profumi di terzo posto ed Europa che sono stati chimera dannosa. «Le altre si rinforzano e noi non possiamo fare un mercato da zone alte. Possiamo però cercare di dare sempre il meglio anche da qui in avanti ». Mercato, appunto. Ad approfondire la sensazione di “precarietà”. «Fastidioso, giocatori in bilico, noi non possiamo permettercelo. Uno è Kucka, ad esempio». E poi Sturaro, Bertolacci, Fetfatzidis. In altro modo, sempre guado rossoblù. Da traversare, per ritrovare le gioie e le soddisfazioni della prima parte della stagione, adesso che manca un turno alla metà campionato. Con calendario tosto: Sassuolo in casa, poi Napoli fuori, Fiorentina al Ferraris, Lazio all’Olimpico, derby. La prossima, con gli emiliani, è gara in cui cercare in maniera fondamentale di ritornare alla vittoria.

Ma con De Maio squalificato (rientra Roncaglia, Marchese ko) e Perotti ancora out. Da valutare Falque che alla fine confabula col dottor Gatto, fastidio alla coscia sinistra, Lestienne zoppicante. E, soprattutto, con il mercato che non ha ancora portato al sostituto di Pinilla, c’è l’infortunio di Matri. Chiede il cambio per un problema al polpaccio sinistro, lo stesso stirato in estate, fu ko di un mese e mezzo. Salta il Sassuolo e timori lunghi. Così, Inter e San Siro all’ora di pranzo sono ancor più indigesti. Il Genoa è sempre in alto. Ma ora attraversa un guado pernicioso, è a metà. Alla mezza a San Siro, Inter con 4-2-3-1 in cui è Palacio il trequartista centrale, Hernanes a destra. Vertice offensivo Icardi, pronto allo scatto sul filo del fuorigioco. Così, dopo soli 2’, viene liberato in area da Guarin, destro rasoterra, Perin prodigioso nel deviare a mano aperta. Risposta rossoblù e risposta di Handanovic. Antonelli “morde” Hernanes, sullo sviluppo dell’azione il capitano è in posizione di centravanti, servito da Lestienne, d’anticipo va al tocco ravvicinato, centrale, il portiere sloveno ha buoni riflessi. Da lì, il Grifone entra nel guado. E al 12’ è sotto: traversone da sinistra, Icardi nuovamente sul filo, ma tenuto in gioco sull’incrocio; semigirata volante che Perin respinge, Palacio è il più lesto e insacca. L’ex punisce. La rete mina le sicurezze, migliora e si prolunga il possesso palla nerazzurro. Il Genoa non riesce a ripartire con intensità. Medel ringhia davanti a Vidic e Andreolli, ma la difesa dei padroni di casa non è esente da movimenti non ben sincronizzati. Tuttavia il trio avanzato rossoblù è troppo evanescente.

Matri svagato, nel decidere il movimento di partenza in area su cross dalle fasce o nella scelta di passaggio (al 31’, doppia soluzione in contropiede tre contro tre, si fa rimontare da dietro). Inter superiore per fisicità, diventa temibile su palla recuperata e ripartenza: Perin dice no ancora a Palacio. Soprattutto, grazie al fatto che Izzo è portato via da Palacio ed Edenilson spinge concedendo alle spalle, si liberano spazi pericolosi sul centrodestra della retroguardia ligure. Lì arriva l’azione che porta al corner del raddoppio, al 39’. Icardi, di testa. Burdisso e compagni protestano con veemenza per la spinta con cui la punta si libera. Tant’è, nel derby dei centravanti, fra l’ex Milan Matri e l’ex Samp Icardi, vince nettamente il secondo. E come nell’incubo peggiore - con mercato in corso in cui è partito Pinilla e non c’è vice - centravanti - al 6’ della ripresa Matri chiama la panchina, fitta al polpaccio sinistro. Al suo posto entra Kucka, a sinistra, Lestienne punta centrale, Falque torna a destra. Comunque il Genoa lì si risveglia. Handanovic allunga i suo 193 centimetri per togliere dall’angolino il sinistro a giro di Falque. Il Grifone si rifà aggressivo, schiaccia. Falque suggerisce da destra. Prima il colpo di testa tempista di Antonelli è alto, poi Lestienne si coordina, corpo“orizzontale” e sinistro potente, solo la traversa stavolta salva Handanovic. Nerazzurri calati molto. Mancini si copre con Kuzmanovic per Palacio e Obi per Hernanes. Gasperini al 34’ inserisce Fetfatzidis per Rincon (Kucka centrocampista). E Costa per Bertolacci. A 5’ dal termine Kucka sfonda a sinistra, tunnel a Campagnaro che lo atterra. Punizione per Lestienne, sugli sviluppi Costa batte di sinistro, Handanovic non trattiene e da due passi Izzo accorcia le distanze. Ma sono subito ripristinate, 2’ dopo, su altro corner: calcia Podolski, Izzo allunga, Vidic colpisce. Genoa a metà, negativo nel primo tempo e positivo nel secondo. Da San Siro torna con niente. E periodo a metà, con ansie di mercato e infortuni, dalle gioie ai dolori. Identità perduta e da ritrovare immediatamente.