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IlSecoloXIX – L’Inter si aggrappa a Milito ma Mazzarri chiede punte. Thohir…

Francesco Parrone

«TUTTO VA, tutto torna indietro; eternamente ruota la ruota dell’essere». Così parlò Nietzsche. E così va la vita per Genoa e Inter. Il cerchio del girone d’andata si è chiuso. Dopo diciannove giornate eccole un’altra volta di fronte,...

«TUTTO VA, tutto torna indietro; eternamente ruota la ruota dell’essere». Così parlò Nietzsche. E così va la vita per Genoa e Inter. Il cerchio del girone d’andata si è chiuso. Dopo diciannove giornate eccole un’altra volta di fronte, di nuovo al punto di partenza. Diciannove giornate per accorgersi che tutto e niente è cambiato. Dal lato Inter c’è la fine dell’era Moratti e un presidente indonesiano con un nome da vichingo: Erick Thohir. Dal lato Genoa c’è il precoce fallimento della scommessa Liverani, l’addio del ds Delli Carri e il Gasperini bis. Tanto è cambiato in questi mesi. O forse poco. Perché se si va a vedere per entrambe le squadre restano le stesse incognite dello scorso agosto. Dubbi accompagnati da un’identica certezza: anche quest’anno ci sarà ancora da soffrire. Prende così il via il viaggio verso un girone di ritorno che rischia di essere eterno. Tutto come all’inizio: è l’eterno ritorno. E’ la ruota dell’essere che ti fa muovere, ti illude e ti riporta allo stesso posto. Certo, il pallone non ruota, piuttosto rotola, ma non sempre per il verso giusto. E allora c’è un Genoa che a un certo punto sperava di poter veleggiare tranquillo verso la salvezza e che ora, come dice il suo allenatore, «sa che per salvarsi dovrà farsi un mazzo così perché è una squadra di terza fascia». 

E c’è un Inter che si era illusa di tornare tra le big, con l’avvento dell’infallibile Mazzarri, e che ora ha tre punti in meno di quelli collezionati l’anno scorso (32 a 35) con l’incubo Stramaccioni. Nessun dramma, ma ritrovarsi dopo la prima metà del campionato induce a qualche riflessione. Ragionamenti da cui emergono similitudini nel confronto tra i percorsi del Grifo e del Biscione: l’entusiasmo portato dall’avvento di Mazzarri e dal ritorno di Gasp, un’iniziale rinascita e un calo dopo la sosta di novembre. Nelle ultime sette giornate Inter e Genoa hanno vinto una sola volta a testa collezionando rispettivamente sette e sei punti. Pochi per sognare. Pochi anche per sperare di non patire più.

Sul fronte rossoblù l’analisi può partire dalle dichiarazioni estive del presidente Enrico Preziosi: «Quest’anno non voglio soffrire». Auspicio più che giustificato dopo due salvezze raggiunte a fatica solo nelle ultime giornate. Al giro di boa il Genoa è decimo a 23 punti e con 7 lunghezze sul Bologna terzultimo. Non male, ma basterà per non soffrire? Il confronto con gli ultimi due campionati dicedino. Vero, l’andamento del Grifo nel girone d’andata è migliore dello scorso anno, quando i punti erano 17 (più uno sulla zona retrocessione), ma è anche leggermente peggiore di quello di due stagioni fa: 24 punti e più nove sulla zona pericolo. Di positivo c’è che con Gasp la squadra gira più forte: 19 punti in tredici partite contro i 4 in sei incontri racimolati da Liverani. Di negativo c’è che dopo le tre vittorie con Parma, Lazio e Verona, il Genoa ha frenato notevolmente. 

Un calo coinciso con alcuni infortuni. Ha inciso lo stop di Portanova. E ancora più decisivo è stato il ko di Kucka. «Con Juraj, Gilardino e uno dei giovani nel tridente avevamo trovato un equilibrio - ha ammesso il tecnico – mentre giocare con due ragazzi contemporaneamente è più difficile». Perché alla fine il problema del Genoa resta lo stesso di agosto. «Servono due esterni», ripeteva Liverani. E due sono le ali che il Grifo sta cercando ancora. Perché Santana non è quasi mai stato disponibile. Perché Fetfatzidis e Konaté hanno mostrato buoni spunti, ma sono ancora acerbi, mentre Centurion e Stoian sembrano finiti nelle retrovie. E allora si è di nuovo punto e a capo con un Lodi in meno a centrocampo.

Servono rinforzi per dare linfa alla fase offensiva, ma i soldi sono pochi. E così, mentre si aspetta Marquinho, si pensa anche a due ritorni eccellenti come Sculli e Palladino. «La squadra merita fiducia e appoggio per l’impegno messo fino ad ora, male altre si rinforzeranno e nel ritorno sarà difficile ripetersi», avvisa Gasp. Insomma, si rischia di soffrire. E l’Inter? Anche a “Thohirlandia” la sofferenza torna di moda. L’avvio di campionato era stato incoraggiante. Mazzarri aveva rivitalizzato il vecchietto Cambiasso e gli impacciati Jonathan e Alvarez. Sembrava l’ennesimo miracolo del tecnico toscano, ma qualcosa si è rotto. Da quando è arrivato Thohir l’Inter ha vinto solo nel derby, grazie a una magia di Palacio.

Per il resto tanti pareggi, sconfitte pesanti con Napoli e Lazio e una sorprendente eliminazione in Coppa Italia contro la depressa Udinese. Anche per i nerazzurri i problemi maggiori restano in attacco. Il 7-0 col Sassuolo è un lontano ricordo. Ma quel giorno guarda caso c’era Milito, che si è infortunato subito dopo. Il solo Palacio fa fatica, mentre Icardi e Belfodil erano incognite in estate e lo sono anche ora. Mazzarri vorrebbe rinforzi. Gli basterebbe un Borriello o un Osvaldo, ma Thohir non sembra tipo da spese folli. Walter aspetta, si difende dalle critiche e attende un altro ritorno: quello del Principe. L’Inter si aggrappa a lui e il Genoa confida in Gila che a Roma è mancato tanto. Se dal mercato non arriveranno regali ci sarà poco da fare: Gila e Milito, l’antidoto migliore contro la sofferenza saranno ancora una volta loro.