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IlSecoloXIX – Mazzarri-Thohir, non c’è amore. Il tycoon non convinto del tecnico che…

Sbuffa come un treno Walter Mazzarri, allenatore neroazzurro, sbuffa verso chi lo accusa di avere in testa un solo modulo, divenuto presto cult anch’esso, il 3-5-2. E Peppino Santoro,“ suo ”team manager dai tempi del Napoli, ormai più amico...

Francesco Parrone

Sbuffa come un treno Walter Mazzarri, allenatore neroazzurro, sbuffa verso chi lo accusa di avere in testa un solo modulo, divenuto presto cult anch’esso, il 3-5-2. E Peppino Santoro,“ suo ”team manager dai tempi del Napoli, ormai più amico che collaboratore, annuisce quasi svogliatamente, quando il “capo” asserisce che lui ha sempre cambiato in corsa, la duttilità fa parte del suo Dna e così via! Il prode Walter di San Vincenzo in provincia di Livorno, conta delle musse, per rimanere in tema con la terra del basilico più buono almondo, che lui ha assaggiato per due anni (ottenendo buoni risultati, finale di Coppa Italia inclusa). Perché la “griffe” della difesa a tre non gliela toglie nessuno, asse portante di obiettivi spesso centrati col pieno dei voti, da quando allena: vedi Livorno, Reggina, Samp appunto, Napoli soprattutto e ora così all’Inter. Uhm insomma, a onor del vero qualcosa pare essersi incrinato, dopo un inizio più che confortante e successivamente all’arrivo del Tycoon Thohir al posto di Patron Moratti

Il miliardario di Giakarta non lascia trasparire una fiducia illimitata, nonostante le ultime dichiarazioni di facciata, sul Trainer livornese e gli ultimi risultati conseguiti (8 gare 2 sole vittorie, con Livorno e nel derby, 4 pareggi di cui 3 in casa con Samp, Parma e Chievo + 2 sconfitte con Lazio e Napoli), che hanno relegato la formazione in un anonimo quinto posto al pari col Verona (sic!). Beh tali esiti non si può dire abbiano rinforzato un rapporto che appariva già instabile sul nascere. In totale 8 vittorie, uguali pareggi e 3 sconfitte, corredati da una onesta ma nulla di più, differenza reti tra gol fatti 38 e subiti 23 (e qui canta il gallo, se pensiamo che Juve e Roma rispettivamente sono a quota 12 e 10 come reti incassate), che determinano un “asset” di squadra che probabilmente si giocherà a fatica la qualificazione in Europa League

Anche grazie a qualche sorprendente “belinata” di Handanovic (potenzialmente uno dei migliori portieri in giro per il mondo),che oggi pomeriggio detterà tempi e consigli a un terzetto formato in primis dal suo paladino Hugo Campagnaro, il quale da ex attaccante come estrazione calcistica, sin dai tempi di Piacenza in B si è trasformato in un muro invalicabile difensivo, capace di allargarsi per costruire la prima fase di gioco e sovrapporsi sui tagli dell’esterno di centrocampo (con Maggio in blucerchiato e al Napoli, hanno prodotto più di un danno alle difese avversarie in tal modo). Poi Rolando al centro (Capoverdiano di nascita anche lui, come il neo-rossoblu Cabral che si troverà davanti oggi al Ferraris, tanti anni al Porto ai massimi livelli) accompagnerà i movimenti del giovane brasiliano Juan Jesus, grande stazza, buona uscita palla al piede, che diventa rischiosa quando, come quasi tutti i difensori brasiliani, crede che tutto sia troppo semplice. In mezzo al campo a guidare le operazioni, Highlander-Cambiasso e qui non c’è tempo e modo di scrivere presenze, gol, palle rubate e passaggi fatti in neroazzurro, meno al Real Madrid che se l’è fatto sciaguratamente scappare a parametro zero un paio di lustri fa.

Il suo compaesano Ricky Alvarez, tecnica di ottimo livello nel dribbling (62 riusciti, the best in campionato) e assist (7 vincenti, il top pure qui), a volte gioca accanto al capitano (centro ds o sx poco importa), mentre in altre occasioni o in corso d’opera si pone in linea con l’altra punta (!?) in appoggio a Palacio, trasformando loschemain 3-4-2-1. L’altro mediano potrebbe essere Taider, acquisto tutt’altro che eclatante dal Bologna. Nel senso che trattasi di buon giocatore, lineare e duttile, capace di interpretare il ruolo nelle due fasi correttamente ma bollato dai tifosi e non solo, simbolicamente insieme a Icardi e Belfodil, come “target” insufficiente a riportare l’Inter almeno nei pressi di quella del “Triplete” di Mourinhiana memoria. Parlavamo dell’arrangiamento in attacco a supporto del “Trenza” ed ecco allora Fredy Guarin, colombiano tuttofare, una ventina di gol in carriera, con Rolando al Porto per diverse stagioni, ma anche Boca Jr agli esordi e Saint Etienne in Francia. Forza fisica straripante, buoni inserimenti veloci con e senza palla, tutto e ancora di più, ma non una punta di ruolo.

E lo sa bene proprio il fenomenale Rodrigo, indispensabile talento in casa neroazzurra, perché gli tocca sgroppare da inizio campionato in lungo e in largo, senza risparmio, sui lanci dei difensori pressati, gli scambi che gli chiedono Alvarez, Cambiasso e lo stesso Guarin. E nonostante ciò è il cannoniere della squadra con 10 reti, tante occasioni create, assist, cross per i compagni che si inseriscono da dietro, sapendo che palla al Trenza, palla in banca (come si diceva oggi asserzione anacronistica). Lasciati volutamente in fondo gli uomini di fascia, da sempre forza propulsiva e determinante nello sviluppo del gioco di Mazzarri. Nagatomo a sx (è un destro di piede, ma s’arrangia pure lì) e Jonhatan dall’altra parte. Tutti e due, l’arbitro non lo sa, hanno sotto la maglia mini bombole di ossigeno tanto che Baglioni parrebbe aver scritto, ante litteram, proprio per loro una strofa di una delle sue più celebri canzoni : “poi correre felici a per di fiato e fare a gara per vedere chi resta indietro”.

Il giapponese si diverte eccome oltre a pedalare: 5 gol all’attivo quest’anno, solo Benatia tra i difensori ha fatto come lui. Il brasiliano poi, che sembrava la classica bufala, proveniente dal Santos, dove però aveva vinto campionato e Libertadores, s’è rimesso in pista alla grande dopo il prestito al Parma (non benissimo anche lì) e sciorina prestazioni convincenti, adornate da 2 gol e tanti cross dal fondo. The last but not the least Milito, in arte El Principe, uno dei giocatori più forti che abbia vestito la casacca rossoblù. La logica direbbe, viste condizioni fisiche non perfette, impiego a partita iniziata e se ce ne sarà bisogno. Ma Mazzarri sta pensando di impiegarlo dal 1’ insieme al suo compagno, connazionale ed ex Genoano mai troppo rimpianti entrambi, in uno stadio dove insieme hanno fatto mirabili e difficilmente ripetibili accanto la sponda del Bisagno.