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IlSecoloXIX – Miha e Samp alla prova del nove. La battaglia sarà  a centrocampo…

«Andiamo a San Siro da terzi in classifica, con quattro punti di vantaggio sull’Intereda imbattuti. E in serie A siamo rimasti noi e la Juventus. Ci andiamo con la seconda miglior difesa del campionato. E consapevoli di esserci meritati tutto...

Francesco Parrone

«Andiamo a San Siro da terzi in classifica, con quattro punti di vantaggio sull’Intereda imbattuti. E in serie A siamo rimasti noi e la Juventus. Ci andiamo con la seconda miglior difesa del campionato. E consapevoli di esserci meritati tutto questo sul campo, è una grande soddisfazione. Rispetto alla scorsa stagione abbiamo dieci punti e tredici posizioni di classifica in più. Per noi questa partita è la prova del nove, anche perché siamo alla nona giornata». Questo il succo della ormai consueta introduzione autonoma, «che sta portando bene», di Sinisa Mihajlovic alla conferenza stampa prepartita, alla quale il tecnico si è presentato come sempre insieme a capitano e vice, Gastaldello e Palombo. Ma stavolta senza sciorinare citazioni, «non posso sempre farne una».

Allenatore di buon umore. Si era appena conclusa la seduta di rifinitura nel campo inferiore (il superiore è inmanutenzione), come annunciato senza spettatori. Il cancello di accesso al parcheggio del Mugnaini era presidiato da un paio di vigili urbani di Bogliasco e da un paio di steward, che tenevano tutti a distanza. Un’ora e mezza di lavoro quasi interamente dedicata agli schemi, dettaglio che nella sfida di questa sera potrebbe avere un ruolo primario. L’Inter domenica scorsa a Cesena ha rischiato parecchio sulle palle inattive. Rispetto alla Samp che sabato ha bloccato la Roma, «siamo stati anche i primi a non subire gol dai giallorossi nelle ultime venti partite», in formazione dovrebbero esserci due cambi: fuori Soriano e Regini, «ma stanno bene», dentro Mesbah e Duncan.

L’algerino, il ghanese e Eder non hanno mai giocato insieme in campionato. La catena di destra De Silvestri-Obiang-Gabbiadini si è invece già vista, ad esempio a Cagliari. «Sappiamo di avere la possibilità di fare bella figura alla Scala del calcio - ha continuato Mihajlovic - perché abbiamo le qualità e i mezzi tecnici per creare problemi all’Inter. Io so di avere una buona squadra, ma so anche che ci sono avversari più attrezzati di noi. Per colmare questo gap non dobbiamo montarci la testa, ma restare umili, uniti, compatti. L’anno scorso pareggiammo nella prima partita di Thohir da proprietario dell’Inter. Cercheremo di dargli un altro dispiacere. Non me ne vorrà, ma noi vogliamo restare in alto. L’ambiente che troveremo a San Siro? Non mi interessa che cosa succede all’Inter, ma solo quello che succede alla mia squadra. L’Inter comunque è forte, la rosa è composta tutta da nazionali. Ha elementi di qualità come Kovacic, Palacio, Icardi... i miei giocatori sanno a cosa vanno incontro».

Già, l’Inter. Mihajlovic ne parla ampiamente: «Per me giocare con l’Inter non è una partita come le altre. L’Inter è stata una famiglia per me, devo tanto al presidente Moratti. A Milano sono sempre stato trattato con stima e affetto, che io ricambierò sempre. Voglio bene a Massimo Moratti, simbolo di un calcio fatto di passione. Non vederlo più in prima linea mi dispiace, mas o anche che fa parte del calcio. Se ha deciso di lasciare la presidenza a Thohir, significa che ha visto nel nuovo proprietario le giuste garanzie. E quando arriva una persona nuova porta i suoi metodi e le sue idee e bisogna accettarle». E dell’Inter parla anche con onestà. Un’onestà che tocca anche se stesso e il suo futuro che nella prossima stagione molto difficilmente sarà ancora blucerchiato: «Penso che tutti gli allenatori del mondo un giorno vorrebbero allenare l’Inter. Me compreso. Ma questo non è il momento giusto per parlare del mio futuro. L’Inter ha già un allenatore e poi io, a differenza di quanto fanno altri, porto sempre rispetto perimiei colleghi e non parlo di altre panchine. Io adesso sono l’allenatore della Sampdoria». 

Inevitabile la domanda sul caso Ferrero-Thohir: «Penso che ormai conosciate tutti Ferrero, una persona che ama sdrammatizzare, dare spettacolo. Lui si è già chiarito, non aveva intenzione di offendere nessuno. Poi facendo questo mestiere ho imparato che le dichiarazioni del proprio presidente bisogna ascoltarle, non commentarle». Arbitra Russo di Nola. Un guardalinee è il “famoso” Di Fiore di Aosta, quello che da quarto uomo fece espellere imbufalire Mihajlovic nello scorso campionato.