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Inchiesta ultras, non solo i biglietti. Parcheggi e birre: ecco come facevano cassa le due curve

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Nei prossimi giorni verranno sentiti anche i tesserati delle due squadre per cercare di capire che tipo di rapporti esistevano
Andrea Della Sala Redattore 

L'inchiesta ultras va avanti e ogni giorni si arricchisce di particolari. Nei prossimi giorni verranno sentiti anche i tesserati delle due squadre per cercare di capire che tipo di rapporti esistevano.

"Non solo “il tesoro” dei biglietti dello stadio, con quelli dell’ultima finale di Champions dell’Inter, il 10 giugno 2023 a Istanbul, richiesti dagli ultras nerazzurri per essere poi rivenduti a prezzi maggiorati. È sufficiente, scrive il gip Domenico Santoro, «riportare una conversazione nella quale i capi della Curva Nord interista dicevano di guadagnare dai biglietti fino a 200 mila euro a testa». Gli affari illeciti dei leader delle due curve di Milano puntavano da tempo anche sui parcheggi attorno a San Siro, in particolare degli ultras nerazzurri, e sulle birre (con lucro) vendute all’interno, sulla sponda rossonera. Tra i diversi filoni dell’inchiesta dei pm di Milano, Paolo Storari e Sara Ombra, c’è quello che riguarda la sosta delle auto attorno al Meazza, emerge dagli atti dell’inchiesta che ha decapitato i vertici della Curva Nord e della Curva Sud (16 le persone in carcere, tre ai domiciliari).


Dal 2020 in poi, uno degli arrestati, Giuseppe Caminiti, avrebbe versato ad Andrea Beretta, l’ex capo ultrà interista già in carcere per l’omicidio di Antonio Bellocco, «parte dei proventi in nero derivante dalla gestione dei parcheggi gestiti dalle società di Gherardo Zaccagni», imprenditore ai domiciliari, «finanziando così l’attività della Curva Nord», con una “quota fissa” di almeno 4 mila euro a partita. Nella vicenda dei parcheggi è centrale il ruolo di Caminiti, calabrese, classe 1969, «diretta emanazione della ‘ndrangheta, per espressa ammissione» scrivono i magistrati. È l’anello di congiunzione tra il direttivo della Nord, in particolare con Beretta, e l’imprenditore Zaccagni, a cui rivolgeva le pretese estorsive. E le indagini sugli affari delle curve hanno fatto risolvere il giallo di un omicidio del 19 ottobre di 1992, compiuto – è emerso – proprio da Caminiti: uccise Fausto “Fabrizio” Borgioli, luogotenente di Turatello, protagonista della malavita milanese degli anni Settanta, assieme a Vallanzasca ed Epaminonda. Il 27 gennaio 2021, in una conversazione intercettata, Caminiti «confessava di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio», con cinque colpi d’arma da fuoco, nel quartiere Lorenteggio", scrive La Gazzetta dello Sport.

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La Curva Sud del Milan, invece, secondo la Procura, «faceva cassa» anche sulla sete dei frequentatori del Secondo anello blu. «Settecento birre a 2 euro l’una»: era questa una delle richieste estorsive di cui risponde, in particolare, il leader della Sud, Luca Lucci. Avrebbe intimidito i responsabili dei bar dello stadio, per ottenere 700 birre – destinate ai gruppi del tifo organizzato – al prezzo complessivo di 1.500 euro a partita (quindi 2,14 euro a birra, anziché i 6 euro comunemente richiesti al pubblico). Il gruppo, poi, rivendeva la birra a 5 euro, distribuendo un tagliando colorato che permetteva ai “tifosi privilegiati” di saltare la coda e risparmiare 1 euro. Il guadagno, di circa 3 euro per ogni birra, finiva nelle casse del gruppo. E proprio ieri, nel carcere di San Vittore, davanti al gip e ai pm, sono iniziati gli interrogatori. Tutti gli indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, come Francesco Lucci, tra i capi della Sud milanista, nonché fratello di Luca, e i suoi compagni di stadio, Riccardo Bonissi e Luciano Romano. Lo stesso ha fatto Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord. Nel pomeriggio sono rimasti muti anche i rossoneri Christian Rosiello, bodyguard di Fedez, Islam Hagag, amico del rapper, Fabiano Capuzzo e Alessandro Sticco. Oggi sarà la volta, tra gli altri, di Luca Lucci e Marco Ferdico. Salvo sorprese, non parleranno. Inter e Milan sono «parte lesa» nell’inchiesta della Procura, che però contesta (all’Inter, in particolare) di non aver reciso i legami con il tifo organizzato. Per questo, i due club sono al lavoro per rimediare, in base alle richieste dei consulenti tecnici nominati dalla Procura, alla luce del “procedimento di prevenzione” previsto nei loro confronti. E nei prossimi giorni, come testimoni di telefonate e incontri, i magistrati potrebbero convocare, tra gli altri, l’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi, il vicepresidente dei nerazzurri Javier Zanetti e il calciatore del Milan, Davide Calabria", spiega Gazzetta.

 

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