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Scrive Stefano Olivari su Indiscreto: "La Juventus poteva vincere già in questa stagione e potrà vincere la prossima, ma nessuna cifra assicura una vittoria sportiva fra pari grado, anche politicamente (e l’Ajax nemmeno lo era, oltretutto). PSG e Manchester City sono sulla stessa linea dell’ossessione, spendendo anche più soldi e con risultati nettamente peggiori rispetto ai bianconeri. Questo tanto per uscire dallo schema ‘La vittoria è l’unica cosa che conta’, che Andrea Agnelli e il suo fan club hanno propagandato salvo poi dopo il disastro parlare come la caricatura di Galliani, citando il ranking, il fatturato e la continuità nei quarti di finale. Il quarto di finale è l’unica cosa che conta?".
L'analisi si estende all'intera serie A e all'evidente difficoltà delle altre squadre ad essere competitivi: "Se la Lega Calcio fosse una cosa seria si porrebbe il problema di un titolo che da otto anni va alla stessa squadra. Un problema che non si pongono i perdenti di successo, intenti a scannarsi per un posto in Champions che fa sognare i tifosi-commercialisti CEPU (pazienza se il cinquantello di incassi UEFA vola via acquistando due medi cessi) e tutto sommato nemmeno gli spettatori. Non c’è alcuna fuga dagli stadi, la tendenza al ribasso della pay-tv segue dinamiche che ci sono in tutti i paesi e il calcio in proporzione agli altri sport è molto più forte rispetto agli anni Settanta-Ottanta".
Conclusione? "Lo scudetto non interessa più né a chi lo vince né, ed è gravissimo, a chi non lo vince. Nessuno che voglia sparigliare le carte, nemmeno organizzativamente proponendo playoff o un Super Bowl italiano. Non siamo tifosi di Suning, Elliott, Pallotta, eccetera, ma pur con passaporto italiano De Laurentiis e Lotito non ragionano diversamente da loro. Tutti in Italia hanno il mito della Juventus, mentre in Europa viene considerata da sempre un club provinciale, con un status inferiore a quello dell’Inter e molto inferiore a quello del Milan. Il differente atteggiamento delle avversarie nasce anche da questo, più che da trovate tattiche o da campioni esaltati fuori tempo massimo. La parte veramente difficile da copiare del modello Ajax non è il settore giovanile, ma l’assenza di sudditanza psicologica, finanziaria, politica, culturale".
(Indiscreto)
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