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Due svolte e una ferita: la parola “finale” non fa paura: l’Inter d’Europa ruggisce

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Nessuno, all'Inter, si spaventa più di fronte alla parola 'finale'. Del resto, confermato dallo stesso Inzaghi, l'obiettivo è tornare il prima possibile a disputare la partita più importante
Marco Macca Redattore 

Nessuno, all'Inter, si spaventa più di fronte alla parola 'finale'. Del resto, confermato dallo stesso Inzaghi, dopo la partita di Istanbul contro il Manchester City, l'obiettivo è tornare il prima possibile a disputare la partita più importante, la finale di Champions League, appunto. E, se nel 2023 la svolta era arrivata al Camp Nou contro il Barcellona, questa volta, come racconta la Gazzetta dello Sport, sono 3 le partite che possono essere indicate come svolta verso una nuova finale:

Due svolte e una ferita: la parola “finale” non fa paura: l’Inter d’Europa ruggisce- immagine 2

"C’è un precedente che va ricordato. L’Inter che due stagioni fa arrivò in finale a Istanbul prese il volo durante il girone, nella prima fase, con l’eliminazione ai danni del Barcellona. La sera del Camp Nou i nerazzurri capirono di potersela giocare con tutti. E quella sensazione la portarono avanti fino alla finale. Ecco: questo girone può rappresentare lo stesso trampolino. L’inter ha già affrontato Manchester City (non quello in crisi di adesso) e Arsenal e non ha incassato neppure un gol. Conta, eccome se conta".


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"E poi c’è l’aspetto motivazionale. C’è una sera che è rimasta sulla pelle di tutto il gruppo Inter, quella del 13 marzo scorso. La delusione dell’eliminazione contro l’Atletico Madrid è il motore di questa Champions: dopo quel ko i giocatori si sono promessi di volerci riprovare. È come una ferita da sanare, una sconfitta che nessuno ha accettato perché l’Inter non si è sentita inferiore, tutt’altro. In fondo, la stessa sensazione vissuta a Istanbul contro il Manchester City. L’Inter è ancora quella lì. Da quel giorno nessuno si sorprende più, nell’accostare la parola finale ai nerazzurri. Il resto lo sta raccontando il campo: zero gol incassati, Thuram e Lautaro neppure mai schierati in coppia, tante cartucce “risparmiate” nell’idea di arrivare a marzo più freschi rispetto a un anno fa. L’Inter ci crede. A Monaco mancano 184 giorni: non sono neppure troppi".

(Fonte: la Gazzetta dello Sport)