Ancora una volta l'Inter lascia per strada punti contro una piccola. Dopo aver dominato per 60', non chiude la gara e subisce il pari. Ora la corsa Champions si complica ulteriormente e martedì ci sarà la gara di Lisbona contro il Benfica. Si spera sempre in una reazione che tarda poi ad arrivare.
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Inter, 14 occasioni non bastano per vincere. Finale da gestire con maturità, invece…
"Il pareggio è come una sconfitta per l’Inter, anche se interrompe una serie di tre ko consecutivi in campionato. Ma questo 1-1, arrivato al 90’ grazie a un cross sbagliato di Candreva mal valutato da Onana, simboleggia l’incompletezza della banda di Inzaghi. Nemmeno quando costruisce 14 palle gol (con due legni), nemmeno quando costringe il portiere a 10 parate, quasi tutte strappa applausi, l’Inter riesce a prendere un successo tranquillo. Vero, Ochoa ha prodotto miracoli in serie, però ci sono stati anche troppi errori dei nerazzurri. Due su tutti: una traversa a porta vuota da un metro di Lukaku, e un regalo di Lautaro a Ochoa, che ha effettuato la più facile delle sue respinte", analizza La Gazzetta dello Sport.
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"Oggi anche il posto Champions può allontanarsi, dipenderà dai risultati della concorrenza. Quello che è certo, è che a Inzaghi serviva un successo limpido per scordare tutti i veleni, subiti o causati. Invece andrà a Lisbona viaggiando tra nuvoloni gonfi di insicurezze e polemiche, per iniziare contro il Benfica la scalata alle semifinali di Champions. Questa è la sesta partita senza vittorie, tutto compreso. Ancora una volta la leggerezza contro le piccole viene ripetuta, però visto il percorso, non può essere solo sbadataggine quando si pensa di essere superiori. La squadra che aveva perso contro Empoli e Spezia, per citare due cadute invernali, nemmeno stavolta impone i suoi 22 punti in più. La montagna di gol falliti ha cominciato a pesare quando la Salernitana, impresentabile nel primo tempo, ha preso coraggio dopo un’ora".
"E le sostituzioni di Inzaghi sono state “peggiorative” anche se sono entrati Lautaro, Brozovic, Dimarco (oltre a Gagliardini). Insomma, quelli che fanno parte dei titolari fissi, con fama e rendimento. Ma un gruppo con carattere, visto che sul raddoppio incombeva una macumba messicana, avrebbe dovuto gestire con maturità il finale che poteva diventare scivoloso, per la punizione logica dopo tanto scempio sotto porta. Invece si è fatto raggiungere", precisa il quotidiano.
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