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È Antonio Conte il grande artefice dello scudetto dell'Inter. I nerazzurri interrompono il dominio della Juventus che durava da 9 stagioni. Un ciclo avviato dallo stesso tecnico nerazzurro che oggi ne interrompe l'egemonia. Dalle colonne de La Repubblica, Maurizio Crosetti analizza la stagione dell'Inter: "L’atto di vero realismo è stato comprendere e accettare che il gioco più “europeo”, quello che beffardamente ha lasciato l’Inter fuori dall’Europa, non potesse essere proposto sempre".
"Non che l’Inter sia diventata brutta, ma più italianista e pragmatica sì. L’adattamento anche caratteriale di Antonio (in questa seconda stagione nerazzurra è apparso da subito meno agitato, meno focoso), allenatore che non ha mai accettato la schiavitù dei dogmi, neppure dei propri, è la chiave per capire la svolta del 2021. Insieme alla scelta di una squadra titolare al 90 per cento, anche questa un’eredità che arriva da lontano, quando la spina dorsale di una formazione era quella e mutava poco, anche se poco – rispetto a oggi – si giocava".
"Ironizzando su esteti ed estetisti, Conte ha finito col dar ragione ad Allegri: conta vincere, di corto o lungo muso non importa, senza dimenticare che il calcio è un mistero semplice. Se resterà ancora all’Inter, Conte raggiungerà se stesso: tre anni in panchina a Milano, tre anni alla Juve. Dipenderà dai programmi. La sua ambizione adesso è portare avanti l’Inter anche in Champions. A Torino ancora lo amano senza ammetterlo e alcuni lo considerano un traditore, anche se ovviamente non è vero. A Milano, forse, adesso lo giudicheranno un po’ meno juventino. Non che sia un insulto. Anzi, di solito se si vuol vincere è un complimento".
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