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Inter, Bergomi: “Eriksen? Ho pianto, straziante. Fa piacere vederlo sorridere”

Marco Astori

Le parole dell'ex nerazzurro: "Eriksen? Per me è stato straziante: perché ti immedesimi, perché poteva capitare a te, perché gioca nell'Inter"

Beppe Bergomi, ex difensore dell'Inter, ha concesso un'intervista ai microfoni del quotidiano Il Giorno. Queste le sue parole sull'Italia di Roberto Mancini: «Questi ragazzi possono andare lontano se tengono acceso l'entusiasmo. Si alzerà il livello, certo, ma le altre squadre saranno condizionate contro di noi. Affrontarci è diventata dura: ora sono le altre a doverci temere. Può succedere qualsiasi cosa, per carità: ma questa Italia cosa ci sta facendo vedere? Io ne ho viste poche di Nazionali così».

Così come?

«Il modo in cui si esprime, il calcio che propone. Mi dicono: hai troppo entusiasmo. Ma non lo decido mica io: se la squadra mi emoziona, io parto sull'onda. Gioca bene da quasi trenta partite: anche se ne sbaglia una, io non scendo dal carro».

Proviamo a trovare un punto debole a questa Nazionale...

«C'è un solo rischio, ma è un rischio calcolato: con la continua pressione in avanti che l'Italia fa, l'avversario può aprirsi il campo se palleggia bene. La Svizzera ha avuto due-tre chance importanti, ma non le ha sfruttate. Ecco, questo è l'unico rischio, anche se poi quando mercoledì gli azzurri si sono messi col 5-3-2 hanno dimostrato una solidità impressionante».

«Rispondo che ho pianto. Mi ero addormentato sul divano, apro gli occhi e vedo questo cordone di giocatori: subito ho mandato indietro le immagini e ho rivisto bene. Per me è stato straziante: perché ti immedesimi, perché poteva capitare a te, perché gioca nell'Inter. Tante cose mi sono passate dentro. Ora vederlo sorridere fa enormemente piacere».

Restando alle emozioni, cosa significa quest' Europeo dopo la pandemia?

«Uscire da qua, andare allo stadio, fare i selfie con gente che arriva da tutta Italia: sensazioni fortissime. Poi la cerimonia d'apertura col tema della rinascita: quando ha cantato Bocelli, a me è venuta la pelle d'oca, Fabio (Caressa, ndr) ha pianto sei volte. Poi gli spalti: sapevo ci fossero sedicimila tifosi, ma sembravano molti di più. Non ero più abituato alla gente».