- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
Al di là della rete di Gabigol, ci sono delle statistiche record che parlano chiaro: quella positiva dell’Inter che per la tredicesima volta segna nell’ultimo quarto d’ora segno che la formazione nerazzurra è una squadra che magari fatica più di altre a carburare, ma non demorde, ci prova sempre e fino alla fine, e magari ottiene il risultato cambiando qualcosa. È il caso attuale. A ritmo prandiale, l’Inter prende in mano la partita ma non affonda quasi mai: ritmo troppo lento, qualche giocatore con la pressione bassa che non ingrana (vedi Candreva) e qualcun altro che sbaglia troppo. Come Palacio, che si mangia una bella occasione e in un’altra è in ritardo. Con l’andamento lento e senza un matador contro (con Icardi probabile che la questione si sarebbe risolta prima), il Bologna corre pochi rischi ma ha il baricentro troppo basso e di conseguenza non mette mai paura ad Handanovic. Così il primo round al tempo del pranzo scorre noioso, inutile. E per inerzia prosegue così anche nella ripresa, fino a quando Pioli prima inserisce Ansaldi per esigenza (Murillo s’infortuna) e passa a 4 e poi Banega e Gabigol per Palacio e Candreva. Il ritmo si alza di colpo, l’aggressività pure perché ora l’Inter è a trazione super anteriore. Un 4-2-3-1 che assomiglia alla Juve cinque stelle (se ci fosse l’Icardi squalificato in mezzo). Così il Bologna s’abbassa ancor di più e subisce l’assalto. Insomma, assalto, diciamo l’insistenza dell’Inter. Che guarda caso va in buca grazie ai nuovo entrati e al migliore in campo, un D’Ambrosio infaticabile e ispirato che consente a Pioli di lasciarlo solo a occupare tutta la fascia.
(Gazzetta dello Sport)
© RIPRODUZIONE RISERVATA