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Per dirla alla Conte manca un "5%". Lo Scudetto è dietro l'angolo e l'Inter potrebbe conquistarlo già domenica, in caso di successo sabato a Crotone e passo falso dell'Atalanta a Reggio Emilia contro il Sassuolo. L'allenatore nerazzurro è pronto ad entrare nella storia dell'Inter: il tecnico leccese può diventare il quarto a vincere lo scudetto negli ultimi 30 anni dopo Trapattoni, Mancini e Mourinho. "Tre grandissimi allenatori che hanno fatto la storia del calcio, tre tecnici con doti e caratteristiche particolari che si possono ritrovare anche dentro lo stesso Conte" sottolinea Tuttosport.
Nell'allenatore dell'Inter si può rivedere la pragmatismo del suo maestro, Giovanni Trapattoni: "Il tecnico salentino non l’ha mai nascosto: «Il Trap mi ha lasciato una grande eredità, ho avuto la fortuna di conoscerlo bene e imparare da lui; penso che ci sia molto di suo nella mia gestione del gruppo e nel dire le cose sempre in maniera diretta, con grande schiettezza». Conte ha giocato per Trapattoni nella Juventus e da lui ha preso molti aspetti del suo gioco.
Chiaramente il calcio è cambiato, ma il 3-5-2 di oggi non è così lontano, come impostazione, dal 3-5-2 con cui Trapattoni vinse lo scudetto trentadue anni fa. [...] I concetti base, da dove poi costruire il suo tipo di calcio, Conte li ha ereditati dal Trap". Alla base del credo calcistico di Trapattoni c'è la difesa, per poi colpire con rapidità l'avversario: da due anni l'Inter di Conte è la miglior difesa e ha punte ciniche come Lukaku e Lautaro.
Di Mancini, invece, Conte ricorda l'aspetto dello spogliatoio: "Mancini era già ct da allenatore di club. Ha sempre avuto quell’aspetto da gestore del gruppo, da selezionatore, capace di scegliere i giocatori in base alle proprie esigenze. Conte lo è diventato grazie anche all’esperienza in azzurro e oggi qualunque giocatore dell’Inter si sente coinvolto in questo scudetto, che si tratti dello stakanovista Barella o dell’uomo spogliatoio Ranocchia".
Infine la leadership e il carisma dello 'Special One' José Mourinho: "I due, da rivali in panchina in Premier non si sono amati, anzi, ma guai a toccargli i giocatori, i "loro figli". Lo "Special One" passò alla storia per il «rumore dei nemici», l'inno al noi da soli contro il mondo; isolò l'Inter dall'esterno, indicò la strada da seguire per vincere la battaglia contro tutto e contro tutti. Conte ha scelto altri nemici, ma ha dovuto soprattutto proteggere la squadra dai tanti problemi che hanno colpito la proprietà, a partire dai ritardi e slittamenti nel pagamento degli stipendi. Due condottieri carismatici, capipopolo e parafulmine che si sono messi in prima fila puntando - e centrando - l'obiettivo".
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