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"È Antonio Conte la kryptonite di Pep Guardiola. E l’Inter vista in Champions rappresenta l’espressione più alta del calcio “contiano”. Per questo motivo pure un genio del calcio quale è l’allenatore di Santpedor, sa bene che a Istanbul il suo Manchester City non starà comodo in campo". Apre così l'articolo di Tuttosport in merito alla finale di Champions League tra Inter e Manchester City. "Al di là dei ricordi nefasti, a turbare i pensieri di Guardiola ci sono i tre scontri diretti giocati con il Tottenham allenato da Conte, il cui bilancio fotografa tutti i patimenti del City contro quel tipo di calcio fatto di difesa bassa e ripartenze, spesso letali per una squadra che, al contrario, difende “altissimo” concedendo tanto campo agli avversari", spiega poi il quotidiano che ricorda come l'ultima sconfitta del Manchester City sia arrivata proprio contro il Tottenham di Conte.
La svolta di Inzaghi
"Seppure Simone Inzaghi sia saldamente ancorato al 3-5-2, non è un allenatore dogmatico riguardo all’interpretazione del ruolo: l’anno scorso l’Inter palleggiava molto di più, sfruttando l’opportunità di avere un costruttore di gioco pure a sinistra (Perisic), quest’anno ha iniziato aggredendo alto (ma incassava troppi gol) e poi ha ripiegato sulle certezze che la squadra aveva accumulato proprio nell’ultima stagione con Conte allenatore, come svelato da Romelu Lukaku", analizza ancora Tuttosport. La svolta tattica ha portato ai risultati vincenti in Europa, con 3 gol subiti contro il Benfica al ritorno e con 5 clean sheet nelle restanti 5 partite ad eliminazione diretta.
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