LEGGI ANCHE
L’operazione Benjamin Button incorso somiglia a quella che Marotta, il ds Piero Ausilio e il suo vice Dario Baccin fecero quattro anni fa. Allora i giovani si chiamavano Barella, Bastoni e Sensi. Ma c’è una differenza: i soldi. Nell’estate del 2019, l’ultima pre-Covid, la campagna acquisti nerazzurra fu faraonica, a partire dall’acquisto di Lukaku per 75 milioni. Una cifra inimmaginabile per l’Inter di oggi, nonostante nel frattempo abbia vinto uno scudetto, due Coppa Italia e due Supercoppa, giocando finali in Europa League e Champions. Successi che non bastano a scalfire la regola imposta dalla proprietà: perché un euro possa uscire, prima uno deve essere entrato.
"Sul bilancio dell’Inter gravano ogni anno 50 milioni di interessi, per un debito complessivo di oltre 800 milioni, caricato in parte sul club e in parte sulla società che lo controlla. A questo si aggiungono i 30 milioni di mancate entrate per l’insolvenza dell’ex sponsor Digitalbits. Un altro vincolo viene dal settlement agreement Uefa, che impone limiti di spesa. Ecco perché, nonostante l’Inter nella scorsa stagione abbia giocato tutte le partite disponibili in ogni competizione accumulando premi, gli uomini mercato nerazzurri si trovano a ragionare in termini di “idee e opportunità”, per usare un’espressione marottiana", aggiunge Repubblica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA