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Repubblica – Inter, differenza abissale che tutti prevedevano non si è vista. Non siamo…

Dalle colonne di Repubblica, Maurizio Crosetti analizza la prova dell'Inter uscita sconfitta contro il Manchester City

Dalle colonne di Repubblica, Maurizio Crosetti analizza la prova dell'Inter uscita sconfitta contro il Manchester City. Tanti i rimpianti nerazzurri per le tante occasioni sprecate davanti a Ederson. "Arrampicarsi quasi in cima all’impossibile e fermarsi lì, a tre millimetri. Un destino crudele per l’Inter che è andata assai vicina al suo grande sogno: aveva chiuso la gabbia del leone perfettamente per quasi 70 minuti, poi si è distratta un attimo, uno soltanto, ed è stata divorata. Ma quella differenza abissale che tutti prevedevano non si è davvero vista, e neppure lo squilibrio del fatturato o la tattica spaziale di Guardiola".

"L’Inter ha creato di più, ha sbagliato di più in area e ora di più soffre. Una beffa urticante. Se il nostro calcio deve purtroppo prendere atto del suo “triplete” al contrario, cioè delle tre finali perdute, la morale è che non si parte mai battuti. Per anni i tifosi nerazzurri ripenseranno a quella traversa di Dimarco, oppure al colpo di testa che Lukaku ha schiacciato sui piedi del portiere, unici centimetri sbagliati dentro una porta enorme. Ma prima c’era stato tutto un mondo. Inzaghi aveva messo un mirabile disordine sulla scrivania di Guardiola, sparpagliando tutti i fogli".

"Chiusure difensive, onda d’urto inglese azzerata, Manchester City sotto ritmo, Haaland che non vedeva mai il pallone. Eppure bisogna tornare a casa con l’orgoglio di una grande annata italiana: tre finali, perdute, certo, ma le perde soltanto chi le gioca. Ci siamo di nuovo, eccome. Sul prato di Istanbul avevamo cinque italiani su undici nella formazione iniziale, e italiano è stato anche lo sviluppo di una tradizione modernissima, chiudere e lanciarsi, soffocare e ripartire. Il City ha speso quasi due miliardi di euro per toccare finalmente la prima Champions della sua storia, eppure l’Inter poteva portargliela via con pieno merito. Da qui si riparte: non siamo più vittime sacrificali. Un sogno svanito è soltanto un altro sogno più bello domani".

(Repubblica)