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"Quanto vale il ricordo della finale di Istanbul, 466 giorni dopo? Per Inzaghi molto, perché Guardiola cambierà qualche pedina, ma giocherà con lo stesso spirito e con lo stesso spartito. E proporrà gli stessi pericoli. Due su tutti: l’intensità di un’azione continua che non permette cali di attenzione; e l’abilità unica a imbucare la profondità. In materia, De Bruyne è un cattedratico. A Istanbul fu 3-2-4-1 con Stones al fianco di Rodri davanti alla difesa, qui dovrebbe essere 4-1-4-1 con Akanji che salirà da dietro, come faceva Stones. A Istanbul, Bernardo Silva stava largo a destra, qui reciterà da interno con Doku esterno al suo posto, ma la l’idea sarà la stessa: 5 attaccanti stesi sul fronte offensivo, per aprire altrettanti corridoi da imbucare. La partita difensiva dell’Inter sarà presidiare queste linee di gioco per spezzare i rifornimenti. In finale i nerazzurri lo fecero benissimo, ma all’unica distrazione ci scappò il gol: Akè, salito dalle retrovie come farà Akanji, imbucò per Bernardo Silva che strappò in profondità e innescò il gol a rimorchio di Rodri. Il City è una salita che ti impone di stare sui pedali dal 1’ al 90’. L’Inter può farlo. Lo crede anche Rodri: «Sappiamo di dover attaccare un muro». Gli interisti sanno di trovare due giocatori cresciuti rispetto a Istanbul: Rodri che ha vinto un Europeo da dominatore ed è salito di status, candidato forte al Pallone d’oro, e Haaland che, come ha spiegato Pep, ha risolto i problemi fisici. Per Acerbi, che lo domò in finale, si è alzata l’asticella", aggiunge il quotidiano.
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