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Le nerazzurre difendono bene, molto bene, e in modi diversi tra loro ma entrambi lontani dall’idea del catenaccio-e-contropiede. L’Inter difende principalmente costruendo le azioni dal basso, l’Atalanta lo fa proiettandosi in avanti e aggredendo velocemente gli avversari dopo aver perso il pallone. I campioni d’Italia hanno aggiunto più momenti a protezione dell’area per mandare fuori giri Arsenal e Manchester City che, se non trovano l’infilata verticale, si perdono nel tentativo di circumnavigare l’avversario. E i centraloni interisti - Pavard, ma in particolare De Vrij e Bisseck - hanno riscoperto il piacere di difendere di fronte a tutti quei cross. Anche l’Atalanta contro l’Arsenal si è adeguata a momenti di protezione della propria area, seppur mantenendo il suo proverbiale orientamento sull’uomo, ovvero senza badare alle coperture preventive ma vincendo i duelli individuali.
"Il bello è che Gasperini e Inzaghi ottengono la miglior difesa in Champions a fronte di qualche gol subito di troppo in campionato (dove sono soltanto la settima e l’ottava difesa). L’Atalanta è a quota 14 incassati in 11 gare A, l’Inter uno in meno, tanti per due squadre di vertice. L’altro aspetto per cui questo è davvero un “italian job” è che Gasp e Inzaghi possono considerarsi i CEO della difesa a tre, prodot-to Made in Italy. Sono stati i primi e sono ancora tra i pochi a usarla ad alto livello in Europa e sono stati gli unici, tra Europa League vinta e finale di Champions, capaci di smontare il cliché per cui questo sistema non porta risultati oltre i confini italiani. Uomo su uomo per Gasp, rotazioni fluide per Inzaghi, la difesa a tre è stata per entrambi la base di un’innovazione. Tutta italiana, sì, ma non nel senso tradizionale - e negativo - del termine", scrive Libero
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