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Inter, è Icardi la tua medicina. E la Fiorentina è la vittima preferita dell’argentino…

Contro i viola Icardi ha segnato 9 reti in 11 gare

Andrea Della Sala

Spalletti è stato molto chiaro nella conferenza stampa alla viglia della sfida con la Fiorentina. In casa Inter c'è grande trasparenza: non esistono più segreti tra le parti, la proprietà cinese di Suning comunica ad Ausilio e Sabatini che non si potrà spendere a gennaio, i due dirigenti riferiscono a Spalletti, il quale lo dichiara pubblicamente. Azzerati gli equivoci: l’Inter è questa e rimarrà tale, a meno di occasioni inattese sul mercato e, soprattutto, gratuite (come uno scambio di prestiti). La realpolitik di Spalletti ha un fine palese: eliminare il vittimismo, perché «chi piange non vince» e «continuare a dire che per essere competitivi va fatto un mercato importante è il modo migliore per farsi del male». Dunque, siccome secondo il vangelo di Luciano «nessuno arriverà per cambiare le sorti della squadra», toccherà a chi già c’è cambiarle. O meglio, riportarle alla luce. Toccherà ad esempio a Mauro Icardi riportare la squadra al gol, visto che il contrario non sembra attualmente possibile: l’Inter ha infatti segnato una sola volta negli ultimi 600’ tra campionato e Coppa Italia, e quell’unica firma (l’inutile rete nell’1-3 con l’Udinese) è proprio di Icardi. È ovvio che la squadra nerazzurra per guarire definitivamente dal mal di gol avrebbe bisogno del contributo di tutti, ma il punto è che non trovando reti in altri giocatori è più semplice curarsi tornando alle vecchie buone abitudini e quindi servendo meglio Icardi, che da solo ha segnato il 50% delle reti totali (17 su 34).

Il capitano nerazzurro è la medicina veloce per l’Inter che non segna, ed è particolarmente efficace quando incontra la Fiorentina, prima avversaria del nuovo anno e ultima prima della sosta: ai viola Icardi ha segnato 9 reti in 11 sfide disputate in carriera, più che a chiunque altro (due in più rispetto a Juve e Samp). Di queste nove, cinque le ha firmate nel 2017, due all’andata (4-2 finale per i nerazzurri) e tre nel rocambolesco 5-4 del Franchi al ritorno che costò la panchina a Pioli, ora seduto proprio su quella viola. È una panacea, Icardi, a patto che venga reso tale dalla squadra, perché per caratteristiche è necessario che sia quest’ultima ad “avvicinarsi” al centravanti. Il contrario non potrà mai essere, sarebbe illogico oltre che quasi dannoso, perché Maurito si allontanerebbe dall’area, il suo territorio, e da «eccezionale» diventerebbe un fortissimo attaccante «normale». Rimane poi l’effetto collaterale della medicina-Icardi, cioè la dipendenza, perché nel mese del digiuno dal gol l’Inter ha dimostrato di non possedere una cura alternativa, un altro serbatoio di gol: Perisic è a secco dal 3 dicembre (dalla tripletta nel 5-0 al Chievo, ultima vittoria), Candreva da inizio stagione, e dai cinque centrocampisti in rosa sono arrivati solo 5 gol, tre dei quali da Brozovic. Il difetto tradotto nel campionato dell’Inter sono le 4 partite senza reti segnate sulle 19 del girone di andata. Ciò significa che quasi una volta su cinque è preclusa la possibilità di vincere, ed è un problema nel campionato dove cinque squadre vincono molto. Inoltre, visto che tre delle quattro gare in bianco sono arrivate nell’ultimo mese (la sconfitta 1-0 con il Sassuolo, tra gli 0-0 con Juve e Lazio), vuol dire che si è inceppato qualche meccanismo della squadra, la condizione atletica, oppure che le avversarie hanno ormai capito l’Inter. La sfida per Spalletti dunque è quella di riportare la squadra al gol, e di conseguenza alla potenziale vittoria, senza poterla cambiare, visto il mercato al risparmio: dovesse riuscirci, allora, il merito del tecnico sarebbe doppio.

(Libero)

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