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Anche Oaktree vuole l'Europa
—Intorno ai due club molto è, comunque, cambiato: con quella sfida del 2023 tramontava sul più bello il sogno di gloria, questa è invece l’alba di un mondo nuovo per i nerazzurri. Era la fine, ora è l’inizio. Insomma, la prima partita contro un avversario così grande serve all’Inter per misurare la propria taglia in questa sfilata di giganti. Anzi, una nuova prestazione coraggiosa contro il City servirebbe a mettere subito i nerazzurri nella prima fila della Champions. Pur senza sbandierarlo, mordendosi sempre le labbra per la prudenza, l’Europa è un obiettivo condiviso da tutti. Dai nuovi proprietari di Oaktree, interessati alla vetrina nobile, alla squadra che non ha dimenticato la caduta di Istanbul. Il ricordo brucia sulla pelle, si mescola pure alla rabbia per i rigori sparacchiati contro l’Atletico negli ultimi ottavi di marzo. I k.o. nelle ultime due edizioni di Coppa, così diversi ma altrettanto beffardi, non fanno altro che aumentare l’appetito di tutta la compagnia. È ben più matura ormai, ma pure “profonda”, come serve per andare in fondo in questa competizione-trappola.
Rosa allungata e mentalità
—Dalla finale persa col City l’Inter ha, comunque, raccolto un fiore. Ha scoperto una consapevolezza tutta nuova e così è partito il dominio feroce in campionato. L’ultima caduta a Madrid, invece, è stato un inatteso passo indietro europeo, anche perché Inzaghi e i suoi pensavano davvero di poter scalare di nuovo la montagna. Oltre a un po’ di buona sorte, è però mancato qualcosa nel momento più caldo: è un gap antico che potrebbe essere stato colmato dalla campagna acquisti e dall’esperienza ormai raggiunta. Almeno così pensano all’Inter, determinati nel guardare Pep negli occhi con un nuovo attaccante degno della ThuLa, come Taremi, e una rosa ancor più multiforme con l’innesto di Zielinski. C’è pure Frattesi ormai in rampa di lancio accanto ai titolari e altri nerazzurri, da Dimarco a Lautaro, che vedono lievitare lo status internazionale. Il tocco decisivo, però, dovrebbe arrivare dalla panchina, già a Manchester ma pure oltre: ci si aspetta da Inzaghi un complessivo dosaggio delle forze per “proteggere” la Champions. Non basta solo qualificarsi, ma serve essere al top anche in primavera. È un attimo passare dalla stella, vecchia ossessione della casa, alle stelle, quelle della nuova Champions. Vincere il trofeo è dura, certo, ma c’è di peggio in giro. Ad esempio, trovare un biglietto per i Gallagher riuniti", si legge.
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