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Frosinone, Di Francesco: “Peccato per il rigore, Okoli scivolato. Posso dire che…”

Daniele Vitiello Redattore/inviato 

Le parole dell'allenatore dei ciociari in conferenza stampa dopo Inter-Frosinone raccolte da Fcinter1908.it

Al termine di Inter-Frosinone anche Eusebio Di Francesco, allenatore ospite, è intervenuto in conferenza stampa nella pancia del Meazza. Queste le sue considerazioni, raccolte dall'inviato di Fcinter1908.it: "Peccato, perché la squadra aveva avuto un'opportunità prima dell'1-0 giocandola a viso aperto con l'Inter e dimostrando di poterci stare qui a San Siro con tanti ragazzi. Abbiamo cercato con coraggio di non buttare quasi mai via il pallone. Gli episodi fanno parte del calcio, per cui non voglio appellarmi a questo. Dimarco ha fatto un gol straordinario, se ha tirato in porta. Già sono campioni, poi fanno gol del genere. Sul secondo gol è scivolato Okoli e da lì è arrivata l'azione di uno come Thuram che anche sta facendo molto bene. Abbiamo avuto anche l'opportunità di riaprirla, ma alla lunga è venuta anche fuori la loro maturità e la nostra poca lucidità".

Cosa lascia questa sconfitta?

"Consapevolezza ai ragazzi che stanno crescendo. L'Inter gioca con il proprio allenatore da tre anni, noi abbiamo preso giocatori tre mesi fa da altre squadre. Posso solo fare i complimenti ai ragazzi. Spesso nelle analisi non si sottolinea anche il divario nella conoscenza che c'è. Io al Frosinone cosa posso dire oggi? Sono solo soddisfatto per quello che i ragazzi hanno portato in campo stasera, anche con errori che fanno parte del progetto di crescita".

Potete solo migliorare?

"Sto trasmettendo un pensiero a questa squadra. Più ti porti l'Inter in area e più ti possono far male. Per lunghi tratti siamo riusciti a tenerli fuori, poi sul rigore il nostro ragazzo è scivolato e magari questo compromette la prestazione e una partita che poteva restare aperta fino alla fine. Non siamo venuti qui a perdere tempo: se si perde, si cresce. E' stato un momento di crescita".

E' anche rivincita personale per lei?

"Per me è motivo d'orgoglio, non devo prendere rivincite con nessuno. Metto in campo il mio pensiero, cerco di trasmetterlo ai ragazzi e quando loro cercano di portarlo in campo per me è una vittoria. I saliscendi capitano nella vita, periodi negativi ci sono stati, ma in questo momento sono felice di aver ritrovato il sorriso e la voglia di scendere in campo con questi ragazzi. Faccio questo lavoro perché lo amo, non perché ho bisogno di rivincite".


Più allenatori propositivi complicano la lotta salvezza?

"I talenti quando sono arrivati qua erano anche un po' sconosciuti. C'è del talento, serve forza di metterli in campo e la pazienza di aspettare. Pazienza vuol dire lavorare in questo periodo per farli migliorare, perché le opportunità capitano a tutti. Così si costruiscono dei piccoli campioni, noi siamo un ottimo laboratorio. Il sistema di gioco? Per me non esiste alcun dogma: sfido chiunque a fermare la partita e con un fermo immagine capire con quale modulo una squadra gioca. E' tutto dinamico, nel calcio moderno c'è un passo in avanti e molti allenatori stanno sposando questa idea".


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