La squadra ha ritrovato energie e certezze nell'ultimo periodo anche grazie alle scelte del mister: l'analisi dopo l'1-0 sull'Arsenal
Fidatevi, torneranno. Franchi tiratori e maldestri cecchini da altre prospettive posizioneranno ancora il loro mirino su Simone Inzaghi e sulle sue scelte. Potrebbe perfino diventare sport alle prossime Olimpiadi con un po’ di insistenza. Perché l’Italia, che già di suo è Paese di santi, poeti, navigatori, profeti e… allenatori, riesce sempre nell’impresa di essere ipercritica nei confronti dell’allenatore dell’Inter. Una volta cambia troppo, poi troppo poco. Prima pensa solo al campionato per salvare la pellaccia, poi in effetti del campionato non sa più che farsene e quindi va in all-in sulla Champions come il più grande illuso e presuntuoso della storia.
Rincorrendo certe narrazioni, sembrerebbe di avere a che fare con il più sopravvalutato degli allenatori. Eppure i risultati dicono tutt’altro. “Non sembra”, come detto anche da lui stesso prima di Inter-Arsenal, ma la sua Inter viene da un filotto importante in campionato, senza rinunciare a essere protagonista in Europa. Anzi, finora in coppa è andata anche al di sopra delle aspettative, coerentemente con la dimensione che solo lui ha saputo restituire al club dopo anni di delusioni. Ci è riuscito perché, tra mille difficoltà, ha trovato il modo giusto per gestire le energie. Basti pensare alle scelte (giuste) di formazione tra Empoli, Venezia e Arsenal. Dati alla mano, interpretati con la giusta dose di esperienza.
Inzaghi lavorato sodo per arrivare a questo livello. Non è stato facile, ma è per questo clamorosamente gratificante. Ha imparato dai suoi errori, perché certe esperienze insegnano e aiutano a crescere. Con umiltà, venendo fuori da momenti difficili che in tanti prima di lui su quella panchina non sono stati in grado di superare. Come quella cocente delusione del 2021, quando in un mese si giocò campionato e Champions con una gestione non all’altezza che gli è servita sicuramente da lezione.
Non è più quello di tre anni fa: attraverso il percorso di maturazione di questi anni è riuscito a cancellare quella macchia con lo scudetto più bello di sempre. Per qualcuno sarà sempre troppo poco, evidentemente non per chi lo giudica da dentro se gli ha rinnovato il contratto e lo ha messo quest’anno al riparo dalle sirene estere. Lui intanto continua nella sua missione, per quanto possibile senza cadere nella tentazione di rispondere a chi ancora crede di potergli insegnare il mestiere.