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Poche alternative per Conte negli ultimi due mesi. Il tecnico dell'Inter ha praticamente sempre schierato gli stessi giocatori, sia in campionato che in Champions League, a causa dei tanti infortuni. E il contributo dalla panchina non è stato di certo positivo.
"Non è il caso di arrivare agli estremi del Verona, dove i tre subentranti sono andati tutti a segno, riacciuffando una gara che li vedeva sotto 0-3. Quella è una situazione limite, e l’Inter non può certo ispirarsi, con tutto il rispetto, all’Hellas. Però basta restare alla sfida di Firenze: Montella in panchina pesca Vlahovic, e lui scaraventa in porta al palla del pareggio. Conte fa entrare Politano, Agoumé e Godin: il primo e l’ultimo hanno responsabilità nella stessa azione, il francesino classe 2002 praticamente non tocca mai la palla (un passaggio tentato e non completato). Facendo le somme, siamo a un impatto negativo. Sicuramente non positivo, tanto meno decisivo.
L’ultima giocata di un panchinaro capace di influire sul risultato fu il gol di Barella del debutto di Champions con lo Slavia, secoli fa. Da allora Conte non ha più potuto pescare nulla: dato che stride nel turno in cui Mkhitarian la chiude per la Roma, Gabbiadini decide il derby, persino Spalek del Brescia va a segno. Tutti subentranti", spiega La Gazzetta dello Sport.
"All’Inter, si sa, la panchina è corta per via degli infortuni: a Firenze al 90’ ci erano rimasti seduti i due portieri, Ranocchia, Dimarco, Lazaro ed Esposito (tre in meno della norma). Ma oltre ai k.o. a ripetizione, che hanno promosso alcuni panchinari a un ruolo da titolari (anche con successo, come accaduto a Borja domenica), pesano anche l’inadeguatezza al progetto di alcuni. Il caso più eclatante è Lazaro: a lungo ai margini, ha giocato un paio di gare convincenti, ma non viene considerato una soluzione praticabile in ogni situazione.
Per Politano, invece, si può ormai parlare di involuzione e bocciatura: dopo l’ottima stagione passata, l’adattamento al nuovo ruolo non è mai stato compiuto, Conte lo ha fatto scalare in fondo ai ranking interni. Così le scelte già ridotte diventano esigue, così i titolari “sani” non escono mai. Così si parla di stanchezza che condiziona lucidità e rendimento. È il caso dei due attaccanti, e in particolare di Lukaku: in parte è sicuramente vero, visto il filotto di gare consecutive, ma il belga non è fra i primi 15 attaccanti, nei campionati top5, con più minuti. Lewandowski, Mané, Kane hanno riposato anche meno di lui. Certo, il gioco che Antonio Conte chiede alle sue punte è dispendioso, e la LuLa ha dovuto fare gli straordinari in una squadra in cui, fino al gol di Borja, le ultime 8 reti le avevano firmate loro", approfondisce il quotidiano.
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