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Dopo Udine per l'Inter arriva la seconda sconfitta consecutiva in campionato. La squadra di Inzaghi cade in casa contro la Roma e conferma questo periodo no. Il giorno dopo la gara, Repubblica analizza la prova dei nerazzurri. "L'Inter non gioca nemmeno male, fa anche delle cose buone, sul piano di una giustizia teorica non avrebbe meritato di perdere, ha una trama, delle idee e anche l’indulgenza del pubblico, ma nel calcio spesso il quadro generale è ingannevole. La Roma è una squadra padrona di sé e l’Inter no: è questo che ha operato la spaccatura. I giallorossi stanno di qua, dalla parte di chi fissa l’orizzonte, dove ci sono quelli contro cui Inzaghi ha perso: è l’unico tipo di coerenza che in questo momento gli si può riconoscere".
"È stata una sfida di difetti e magie, come il gol che il mancino Dimarco ha segnato di destro in controtempo (assist di Barella) o quello che Dybala ha firmato col suo prezioso mancino, in démi-volée su cross di Spinazzola (ma che fiacchezza i due portieri, in entrambe le circostanze). Gli errori però la Roma ha saputo regolarli meglio, non se n’è fatta contagiare: è in questo che è stata padrona di sé, nella lucidità di non perdere mai i riferimenti e nel credersi meglio di quanto in realtà fosse. Festeggiando l’1-1, arrivato dopo un lungo periodo di supremazia nerazzurra, Mancini ha detto ai compagni: «Dai, siamo più forti noi». Ha cominciato a vincere in quel momento. «Non lo dicevo tanto per dire », spiegherà alla fine il difensore, «è che proprio ci sentivamo superiori ». Ecco il grande torto dell’Inter, apparire inferiore a una squadra che stava costringendo alla difensiva".
(Repubblica)
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