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Nessuno osò: non era il momento della resa dei conti, ma piuttosto di un carotaggio delle proprie possibilità future. Due mesi dopo sono ancora vicine tra loro ma lontanissime da tutte le altre e adesso sì che il confronto diretto conterà davvero.
Toccherà trovare il modo di sorprendere, dunque, anche se Inzaghi potrà farlo soprattutto essendo sé stesso visto che, con la naturalezza del suo gioco immutabile, è una sorta di bestia nera di Allegri, al quale ha sfilato tre finali su quattro (due Supercoppe e una Coppa Italia, oltre a una semifinale) e questa di oggi è a suo modo una finale pure lei. Nessuno ha battuto così tante volte (6 su 18) l’Allegri juventino, pur avendolo sfidato in nove occasioni con una squadra più debole, la Lazio. Da nerazzurro, ha vinto quando l’Inter ha giocato da Inter: calcio verticale, una valanga di cross dalle fasce e nove uomini coinvolti quando si attacca, con un centrale a turno lasciato indietro per evitare il peggio. La differenza i nerazzurri possono segnarla se faranno circolare il pallone molto velocemente, costringendo la Juve a rincorrerlo: il fatto che contro la Fiorentina abbiano riposato Dimarco e gli squalificati Barella e Çalhanoglu indica a chi toccherà alzare toni e ritmi.
Allegri ha invece delle varianti possibili, e le userà. In base alle ultime indicazioni, partirà con Yildiz titolare e Chiesa in panchina: significa che inizialmente punterà sul palleggio e non sul contropiede, usando la capacità del giovane turco di cucire centrocampo e attacco facendo salire vicino a Vlahovic almeno un paio di centrocampisti, specie Rabiot e McKennie. All’andata non lo fece, non poté farlo: usò gli strappi brutali di Chiesa, che stasera si terrà invece da conto per la seconda parte della partita, quando la velocità di un uomo fresco potrebbe slabbrare la struttura di una difesa stanca.
Inzaghi ha però la contromossa: Dumfries. L’olandese ha passo, sarà fresco anche lui, quando entrerà, e nei derby con il Milan ha dimostrato, con Leao, di essere capace di contenere anche la più veloce delle ali. Il limite di Inzaghi è che in panchina non ha colpi d’ala: ha rimpiazzi, non varianti. Tra Chiesa e Yildiz, Allegri può invece presentare due Juve diverse. E sorprendere.
I due hanno invece oramai rinunciato a sorprendersi a parole (Allegri: «Le chiacchiere non ci devono riguardare »), se non altro perché Inzaghi non ha mai replicato alle punture di spillo del collega – guardie e ladri, cavalli con e senza paraocchi, interisti permalosi –, cui ha però fatto i complimenti: «Ho grandissima stima di Allegri. Ha vinto tanto, è esperto, pratico. Mi piace molto». E lo batte volentieri", si legge.
(Fonte: Repubblica)
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