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CdS – La decide Lautaro ma il Napoli non meritava di perdere. Inzaghi…

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L'analisi del Corriere dello Sport in merito alla vittoria dell'Inter in finale di Supercoppa contro il Napoli
Matteo Pifferi Redattore 

"Al minuto 91 d’una serata tenuta in pugno, Lautaro Martinez e l’Inter si prendono la Supercoppa vincendo una partita che il Napoli non avrebbe meritato di perdere: e in quella bolgia che diventa l’Al Awwal, mentre Simone Inzaghi si gode il suo quinto successo personale, Walter Mazzarri è già negli spogliatoi". Apre così l'articolo del Corriere dello Sport in merito all'analisi della finale di Supercoppa vinta dall'Inter nei minuti di recupero grazie al timbro di Lautaro.

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"L’Inter s’è presentata come quella che sta meglio e il Napoli però l’ha inchiodato nella sterilità di un palleggio inutile, almeno per 45 minuti. Mazzarri l’ha giocata secondo la nuova-vecchia ideologia, che alla difesa a 3/5 stavolta ha aggiunto altro, per togliere all’Inter l’aria: in una partita da sporcare a tutti i costi, e contro un’avversaria capace di triturare la Lazio, per annebbiare Calhanoglu, l’ispiratore del calcio di Inzaghi, Politano s’è preso il carico di diventarne l’ombra e s’è speso nelle due fasi o come esterno o come secondino. All’Inter s’è spenta a lungo la luce, forse è comparsa la fatica e tutto ciò che si era visto in semifinale - la pressione alta, il palleggio disinvolto, la capacità di attaccare ovunque, frontalmente o lateralmente - è stato anestetizzato dal Napoli, da Cajuste su Barella, da Lobotka nelle coperture, da un sacrificio che poi è diventata sana «cattiveria». E l’assenza di Mario Rui, alle prese con le vesciche e sostituito da Zerbin (ma a destra) con Mazzocchi a sinistra non ha alterato equilibri", commenta il CorSport.


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"Mazzarri ha colto segnali rassicuranti (6') sul destro di Kvara che ha richiesto il miglior Sommer. Però è stata un'illusione. Perché gli episodi incidono, eccome, e Rapuano ha lasciato il Napoli in dieci, acuendo le sue sofferenze, ingigantite poi dai cambi di Mazzarri (prima Gaetano per Kvara, poi Raspadori per Cajuste) che hanno tolto imprevedibilità e pure centimetri. Il Napoli è rimasto rinchiuso nella propria metà campo, ha smesso di inseguire lo spazio, che a volte gli ha regalato un energico Lindstrom. Ma c'era un obiettivo: resistenza ad oltranza, fino ai calci di rigori, che Thuram ha tenuto viva sbagliando incredibilmente da cinque metri e per due volte (22' e 28') e in cui Gollini ha creduto con una prodezza su Martinez e su Mkhitaryan. L’Inter si era cambiata d’abito, aveva sistemato gambe fresche, cercato un aggiramento che Pavard, una furia, spesso stava consentendo a destra. E quando sembrava che Napoli e Inter stessero avviandosi verso il dischetto, per giocarsela di precisione, Lautaro, che proprio sino a quel momento quasi non aveva giocato o forse sì - boh - era rimasto pigramente ai margini della finale di Supercoppa, l’ha decisa con una girata perfida: è la sua terza consecutiva, la quinta di Inzaghi. Nessuno come lui", la chiosa del quotidiano.

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