Inter-Lazio è quella partita lì. Quella che il tifoso nerazzurro vive in serenità, forse più incuriosito di vedere le risposte delle cosiddette riserve piuttosto del risultato vero e proprio, considerando gli impegni ben più importanti che i nerazzurri avranno di fronte nei prossimi giorni. E nell'aspettare di vedere una scintilla da Taremi, una giocata speciale di Zielinski o un inserimento dei suoi a Frattesi, ecco che arriva chi non ti aspetti: Marko Arnautovic apre i giochi tirando fuori una magia degna di The Prestige, mentre Joaquin Correa li chiude slalomeggiando come non si era mai visto tra i difensori biancocelesti procurandosi il rigore poi realizzato da Calhanoglu che ha regalato ai nerazzurri il Milan in semifinale di Coppa Italia.


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Inter-Lazio decisa da chi non ti aspetti. È l’ora di pronunciare queste tre sentenze
Tutto bello per l'Inter quindi, che non spende nemmeno chissà quali energie giocando una partita conservativa e di gestione, rischiando anche qualcosa ma vincendola senza spremere i suoi titolari in vista di Napoli (alcuni nemmeno utilizzati, vedasi Lautaro Martinez). L'unica nota stonata è l'ennesimo infortunio sugli esterni che mette Simone Inzaghi in piena emergenza in quel reparto: Matteo Darmian ha dato forfait dopo pochi minuti per un problema ai flessori da rivalutare. Dimarco e Dumfries sono quindi costretti agli straordinari, sperando di recuperare almeno Carlos Augusto nel brevissimo termine: gli impegni sono tanti e sono fondamentali, riavere gli uomini a disposizione è di primaria importanza.
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Al 26 febbraio siamo in grado infine di pronunciare qualche sentenza in merito al mercato estivo e non solo. Partiamo da Josep Martinez, buttato in campo nel momento clou della stagione a causa dello stop di Sommer, ha mostrato quello che si chiede al portiere di una big come l'Inter: affidabilità. Lasciamo quindi il giudizio in sospeso verso Napoli e Feyenoord, ma l'inizio, con tre clean sheet su tre partite giocate, non è assolutamente male. Il Meazza è tornato a rumoreggiare su Kristjan Asllani. Il classe 2002 non è riuscito nemmeno stavolta a convincere Simone Inzaghi e i tifosi nerazzurri: il taglio di Dia alle sue spalle, molto simile a quello di Miretti contro il Genoa miracolosamente recuperato da Acerbi, rende proprio l'idea di come Asllani non riesca a garantire, senza palla, quel lavoro che richiede il ruolo di regista nell'Inter. E anche quella paura di non forzare la giocata in verticale, cercando sempre e solo la giocata più semplice, punzecchiata appunto dal Meazza entrambe le volte, non gioca a suo favore: quest'anno le chance ci sono state, ma forse il peso della maglia lo sente davvero troppo.

Piotr Zielinski, invece, è ormai pronto: capiamo quanto Mkhitaryan sia importante nel modo di giocare di Simone Inzaghi, ma è ormai evidente come l'armeno sia in riserva e che l'ex Napoli debba prenderne il posto. Aumentano infatti le buone prestazioni e la confidenza che Zielinski ha con i compagni e con il gioco dell'Inter: basta tergiversare. E l'ultima riguarda la bocciatura che sembra ormai definitiva per Mehdi Taremi, forse l'uomo più atteso: contro la Lazio l'iraniano (che a detta di Inzaghi convive con un problema fisico) è probabilmente riuscito a far ancora peggio rispetto a quanto mostrato finora, non combinando praticamente nulla di buono. Solo palloni e contrasti persi, nessuna fame di incidere: come detto prima, almeno Arnautovic e Correa hanno dimostrato di voler provare ad essere importanti. Mentre negli occhi e nel linguaggio del corpo di Taremi si percepisce tutt'altro: un vero peccato, con San Siro che gli ha definitivamente voltato le spalle dopo l'ennesima occasione strapersa.
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